Violenza sulle donne: i numeri del Centro Antiviolenza “Rompiamo il silenzio” – Lo Stradone

Violenza sulle donne: i numeri del Centro Antiviolenza “Rompiamo il silenzio”

Il Centro Antiviolenza “Rompiamo il silenzio” è uno dei due centri autorizzati al funzionamento e iscritti nell’apposito registro regionale, operativi nella provincia di Taranto ed opera in raccordo funzionale sia con la casa rifugio presente nella stessa provincia che con le altre case rifugio attive sul territorio regionale. La sede operativa autorizzata del centro è nel Comune di Martina Franca mentre negli altri due Ambiti Territoriali vengono utilizzate due sedi messe a disposizione dai Comuni.

Dal 2015 ad oggi si sono registrati 210 accessi, con una percentuale di presa in carico del 75%. Il 90 % delle donne ha dichiarato di subire violenza dal marito e/o convivente e/o ex convivente.

La tipologia di violenza che spinge le donne a rivolgersi al Centro è la violenza fisica ripetuta nel tempo lungo, a volte per decenni. La violenza psicologica è presente e trasversale ad ogni tipo di violenza. Il 56% dichiara di aver subito violenza fisica, il 26% quella psicologica, il 12% atti di stalking.

La violenza agita sulle donne è trasversale alle fasce di età, ai titoli di studio, alla condizione lavorativa anche se la percentuale più alta viene registrata tra donne che hanno età compresa tra i 30 e i 49 anni e titolo di studio di scuola media inferiore e superiore.

Una percentuale elevata di donne ha figli minori che spesso assistono agli atti di violenza

Il 44% delle donne ha occupazione precaria e il 30% risulta inoccupata. È un dato molto significativo perché evidenzia l’accresciuto livello di consapevolezza e di determinazione delle donne che decidono di rompere il muro del silenzio, nonostante la mancanza di un lavoro e la condizione di dipendenza economica. Questa condizione richiede interventi sicuramente integrati che chiamano in causa le diverse istituzioni e i servizi. Le donne manifestano spesso “sfiducia” nei servizi preposti alla tutela, alla sicurezza e al sostegno, così come nei tempi della giustizia, e temono per il loro futuro e per quello dei propri figli. Le donne chiedono soprattutto di essere ascoltate e fanno richiesta di consulenza psicologica e legale.

Ogni donna ha le proprie risorse e le proprie aree di vulnerabilità pertanto ogni percorso di fuoriuscita è unico nei tempi e nelle modalità. Ogni progetto di semi-autonomia è una costellazione a sé stante: può prevedere una o più azioni, il coinvolgimento di una o più istituzioni in una composizione variabile, uno o più interventi di tipo economico, uno o più interventi di tipo abitativo. Il progetto di semi autonomia prima e di autonomia poi, è partorito dai suoi bisogni e si realizza in proporzione al grado di consapevolezza che la donna raggiunge nel suo percorso. Avere la possibilità di riattivare i desideri in campo lavorativo e/o formativo è davvero un’occasione di autodeterminazione fondamentale per il percorso verso la libertà. Attraverso il lavoro o la formazione, le donne si riappropriano della fiducia in loro stesse, ponendo un ulteriore tassello nel lungo e complicato percorso di autoconsapevolezza. Perché una delle diverse conseguenze dei danni della violenza è privare le donne della capacità di sognare, di desiderare, di costruire una progettualità futura.