«La vita di Carlo Goldoni e la sua riforma teatrale, l’atto d’amore di Giorgio Strehler nella trasposizione televisiva dei Mémoires, che diventa identificazione (e catarsi) attraverso il “Signor G.”. Un legame indissolubile tra due uomini di teatro che, a distanza di 200 anni l’uno dall’altro, sembra vogliano dirsi (e dirci) tantissime cose». Così l’attore Marco Bellocchio, protagonista domani sera, 1° agosto ore 19.00, del reading “Carlo Goldoni, libretti e riforma teatrale”, ultimo appuntamento del ciclo “Mettiamoci all’opera 2023” (ingresso libero).
Insieme a lui, nella Piazzetta Stabile – chicca del barocco martinese incastonata nel centro storico alle spalle della Basilica di San Martino – Diletta Acquaviva, per leggere una selezione di brani tratta dai Mémoires di Goldoni e dal saggio “Strehler: Shakespeare, Goldoni, Brecht” a cura di Giovanni Soresi.
La scelta di Goldoni non è casuale: mercoledì 2 e sabato 5 agosto, alle ore 21:00, il sipario del 49° Festival della Valle d’Itria si apre infatti sull’ultimo dei cinque allestimenti in programma, Gli Uccellatori di Florian Leopold Gassmann, dramma giocoso su libretto del grande drammaturgo veneziano, in prima rappresentazione moderna in Italia al Teatro Verdi di Martina.
Enrico Saverio Pagano, giovane direttore già specializzato nel repertorio settecentesco, sale sul podio dell’Orchestra della Magna Grecia, coproduttore del progetto; la regia è di Jean Renshaw (che ha firmato anche l’Orazio di Pietro Auletta), le scene e i costumi di Christof Cremer, le luci di Pietro Sperduti.
Il cast si compone dei giovani solisti dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”, Bryndis Gudjónsdóttir nella parte della Contessa Armelinda, Massimo Frigato nella parte del Marchese Riccardo, Justina Vaitkute nella parte di Roccolina, Elia Colombotto nella parte di Cecco, Angelica Disanto nella parte di Mariannina, Huigang Liu nella parte di Pierotto, Joan Folque nella parte di Toniolo, con la ballerina Emanuela Boldetti.
Il manoscritto de Gli uccellatori è stato riscoperto nella biblioteca nazionale di Vienna nel 2015 in un progetto di ricerca diretto dal musicologo tarantino Michele Calella, professore ordinario di musicologia all’Università di Vienna, revisionato da Martina Grempler e Ingrid Schraffl, e già portato in scena dal Theater an der Wien nella Kammeroper di Vienna dalla regista-coreografa inglese Jean Renshaw, che cura la regia di questo primo allestimento italiano.
Basato sul libretto di Carlo Goldoni, Li uccellatori fu messo in scena per la prima volta al Teatro di San Moisè a Venezia nel 1759, e prima di approdare a Vienna, dopo quasi un decennio, fu rappresentato in numerosi teatri del nord e centro Italia, oltre che in Spagna, Polonia e Germania. La vicenda, ambientata nella campagna che circonda un palazzo signorile, si basa sugli intrecci amorosi tra una coppia seria, il Marchese Riccardo e la Contessa Armelinda, e un gruppo di parti buffe, che comprendono tre cacciatori di uccelli e due astute servette. Gli uccellatori si colloca al centro di quello straordinario ventennio durante il quale la drammaturgia goldoniana fissò una misura per l’opera comica, analoga a quella che sul fronte serio aveva stabilito Pietro Metastasio. Goldoni poteva vantare alle sue spalle successi quali L’Arcadia in Brenta (1749) e Il Filosofo di campagna (1754) – entrambi con musiche di Baldassarre Galuppi – e aveva già scritto per Egidio Romualdo Duni a Parma nel 1756 La buona figliuola, un titolo che nella veste sonora di Niccolò Piccinni (Roma, 1760) avrebbe incontrato un successo ineguagliato, circuitando nei teatri di tutt’Europa. Gli uccellatori rientrano in un contesto più routiner ma la dedica dello spettacolo al conte Johann Clary-Aldringen, membro influente dell’alta aristocrazia asburgica, conferma il prestigio di quella produzione, che musicalmente venne curata dal trentenne Florian Leopold Gassmann al suo debutto nel genere buffo.
La trama: allo spuntar dell’aurora gli uccellatori Pierotto, Cecco e Toniolo sono pronti, con quaglie, fringuelli e civette da richiamo, a partire per la caccia, quando vengono raggiunti dalle sue servette Mariannina e Roccolina, con le quali si scambiano saluti e sguardi languidi. Entrambe innamorate ma diffidenti l’una dell’altra, le fanciulle preferiscono custodire il proprio segreto d’amore, entrando da subito in competizione. Nel frattempo, la Contessa Armelinda respinge le profferte amorose del Marchese Riccardo: il cuore della donna è infatti piagato da un sentimento inconfessabile, verso qualcuno che non è un suo pari, ma appartiene a una classe inferiore, Cecco. Oggetto del desiderio di ben tre donne, l’uccellatore si troverà, suo malgrado, a dover sventare un attacco omicida nei suoi confronti e a essere testimone di un processo fittizio, in cui giudice e notaio altri non sono che le due servette rivali, en travesti. Dopo rinunce e pentimenti, scoppi d’ira e vezzose schermaglie, il lieto fine sancirà, ancora una volta, il ripristino dell’equilibrio, sociale ed erotico.
Riguardo la figura e l’attività dell’uccellatore, Jean Renshaw commenta: «L’atto della caccia è rivolto sia ai volatili che ai personaggi stessi, i quali vivono la medesima esperienza di fringuelli, quaglie e cardellini nell’essere attratti, predati e, infine, mangiati. Si delinea così una commedia barocca, nonché quadro musicale e allegorico, estremamente sensuale. Oltre alla sensualità, è chiaro però come Goldoni mirasse anche al divertimento».
«Gli Uccellatori si collocano in un contesto estetico e storico che, per l’interprete di oggi, diventa estremamente stimolante», spiega il direttore Enrico Saverio Pagano. «Stimolante, ma allo stesso tempo non semplice, in quanto egli ha il compito di trovare carattere e idee in partiture scarne di indicazioni e armonicamente piuttosto statiche. La partitura è poco più che un canovaccio, sopra il quale l’interprete può sviluppare il proprio pensiero musicale. La lettura, effettistica e molto netta dei numeri musicali, ricerca quello che plausibilmente poteva essere l’obiettivo dei compositori pre-beethoveniani: soddisfare il gusto del proprio pubblico e, nel farlo, stupirlo».