Tornano in azienda per recuperare i propri effetti personali, ma non li trovano più. E non trovano nemmeno l’azienda. Questo è quanto accaduto ad alcune lavoratrici di un’azienda del settore confezioni di Martina Franca, qualche settimana fa, quando, dopo aver deciso di recuperare i propri effetti personali dai propri armadietti, si recano presso la sede dell’azienda tessile e all’interno trovano alcuni operai edili impegnati in lavori, ma non trovano né i macchinari dell’azienda né l’azienda stessa. Nemmeno gli operai all’interno sanno cosa sia accaduto.
Le lavoratrici, in cassa integrazione covid fino a dicembre, avanzavano già delle mensilità non pagate e tutte le tredicesime e ora scoprono che l’azienda a cui sono legate da contratto di lavoro non c’è più. Sparita. Senza alcuna comunicazione.
“Grande paradosso del settore che ha le sue difficoltà, acuite con la pandemia ma questo non giustifica in alcun modo che un’azienda decida di dismettere non solo la produzione – spiega Giordano Fumarola, segretario generale della Filctem Cgil Taranto – ma proprio la struttura dell’impresa e soprattutto non comunicarlo ai lavoratori. Siamo consapevoli delle difficoltà del settore, ma questo non giustifica questo tipo di comportamenti”. Con le lavoratrici, con le quali è già avviato un percorso di vertenzialità sindacale, il sindacato ha sporto regolare denuncia nei confronti dell’impresa.
“Le aziende contoterziste, già investite da una crisi sistemica, hanno dovuto resistere anche agli effetti economici della pandemia. Eppure, grazie agli ammortizzatori sociali è stato possibile tenere legati i lavoratori alle imprese, con la speranza di una ripresa. La ripartenza però non è qualcosa che arriva dall’alto, ma vanno create anche le condizioni perché si possa ripartire. Chiudere l’azienda, far sparire i macchinari, non avvisare le lavoratrici, non è sicuramente esprimere a voglia di continuare a lavorare”.