Le settimane sante pugliesi -inclusa quella di Taranto- dichiarate patrimonio immateriale della Regione (proposta di legge ‘primo firmatario il consigliere Liviano’ approvata dal Consiglio regionale nei giorni scorsi) hanno una serie di caratteristiche che le rendono diverse l’ una dall’altra, ma tutte hanno in comune l’essere state concepite pensando al pubblico ed alla rappresentazione scenica. Alcune di tali rappresentazioni hanno poi un valore particolare poiché sono state concepite un paio di secoli fa, ed hanno una continuità nel tempo, come le due processioni di Taranto (dell’Addolorata e dei Ministeri) che risalgono al ‘700. Tutte insieme costituiscono una potente attrazione di turismo culturale per la Puglia, ma quella di Taranto vanta un particolare primato. A tal proposito una riflessione del presidente provinciale di Confcommercio Leonardo Giangrande
“Nei giorni scorsi in occasione di un convegno internazionale di studi che ha messo a confronto i nostri riti con quelli famosissimi delle città spagnole dell’Andalusia, ci siamo ancora una volta soffermati a riflettere sul valore della Settimana Santa tarantina e sulle enormi potenzialità che esprime e che potrebbero produrre risultati durevoli per l’economia del territorio, per il commercio ed il turismo. Il caso Spagna (con 347 eventi religiosi, 24 settimane sante di località dichiarate di interesse turistico internazionale) è indubbiamente illuminante: le settimane sante rappresentano una enorme occasione di business di svariati milioni di euro e di ritorno economico diretto per il commercio ed il turismo (migliaia e migliaia di turisti che affollano gli hotel delle varie città con un occupazione dei posti letto del 90%), ed indiretto: l’impatto mediatico con le dirette televisive. Ovviamente ciò ha comportato un grande sforzo corale: dalle confraternite e le congreghe religiose al settore pubblico (per i servizi ed il sostegno alla promozione), ai vari settori economici impegnati nella fornitura di beni e servizi. Il ritorno economico per Siviglia o Granada infatti non si esaurisce con le giornate delle processioni, ma sviluppa un’economia parallela che va avanti nel corso dell’anno.
Non è certamente il caso di Taranto e né possiamo pensare che si possa giungere a questi risultati facilmente, la Spagna ha intrapreso questo cammino oltre 30 anni fa, quando già aveva una tradizione e tour operator che si muovevano in questa direzione. Taranto in Puglia rappresenta una delle mete più richieste del turismo pasquale e primaverile pugliese: il tasso medio di prenotazione delle camere nel periodo tra aprile e primo maggio nel 2019 (secondo i dati recenti di Pugliapromozione) è stato del 77%; si può e si deve fare meglio: Bari ha registrato nello stesso periodo il 90%, Lecce l’80%. Evidentemente, malgrado la qualità ed il livello dei Riti della Settimana Santa, l’appeal del turismo pasquale non è ancora tanto forte da richiamare più gente e soprattutto far sì che il periodo di occupazione delle camere nelle strutture ricettive di Taranto e della provincia vada oltre il venerdì santo. Gli operatori ci dicono infatti che il sabato mattina dopo le processioni gli ospiti vanno via, noi invece dobbiamo trattenerli con nuovi stimoli ed esperienze.
I punti di forza del sistema della ricettività pugliese secondo gli indicatori regionali sono il buon clima, il patrimonio culturale, la qualità della ristorazione ed il mare: è dunque chiaro che a Taranto anche a Pasqua dobbiamo puntare su questi altri fattori per rafforzare la nostra proposta turistica ed essere così più competitivi non solo a Pasqua ma sino a maggio.
Taranto purtroppo – per le note vicende dell’ex Ilva- parte svantaggiata rispetto a Bari, Lecce, Alberobello, Polignano a Mare destinazioni preferite dai vacanzieri di primavera. Stranamente, nell’ultima indagine di Puglia Promozione sul turismo culturale in Puglia, Taranto non appare nella lista delle prime 15 destinazioni culturali top eppure abbiamo un importantissimo museo archeologico nazionale della Magna Grecia, un castello che è uno dei monumenti più visitati di Puglia. Purtroppo però il racconto della città è ancora molto legato all’industria e all’inquinamento e Taranto continua ad essere percepita come una città industriale piuttosto che una destinazione turistica.
Abbiamo bisogno di mettere a sistema ciò che il nostro territorio offre e che non è poco, di intensificare il dialogo e la collaborazione come come sta facendo la direttrice Eva Degli Innocenti con le varie realtà del territorio, o il Comune di Taranto a cui rinnoviamo la nostra disponibilità ad essere parte attiva di percorsi di collaborazione tra pubblico e privato. Abbiamo necessità di avere al nostro fianco la Regione (perché dobbiamo far crescere i posti letto: la quota territoriale di Taranto è dell’8%, Lecce 32% e Bari 12%), e di promuovere di più e meglio il territorio provinciale con la sua articolata e complessa offerta turistica: mare, gravine, Magna Grecia, spiritualità, enogastronomia. Abbiamo necessità come abbiamo detto nei giorni scorsi – conclude Giangrande- di una attenzione particolare del Governo al quale chiediamo di fare presto e velocemente, di sbloccare il Cantiere Taranto e di avviare la procedura per la NO Tax Area. Riteniamo che Taranto, con ciò che ha dato e che ancora dà alla Nazione, abbia tutto il diritto di rivendicarla.”