Quattro punti di proposta all’amministrazione comunale da parte dell’associazione Amore per Martina che interviene sulla questione dei dehors in risposta a una nota diffusa dall’associazione Upward.
Di seguito il comunicato diffuso da Amore per Martina:
“Già da giorni, in seno al nostro direttivo ed ai dipartimenti civici del nostro movimento cittadino, siamo alla ricerca di una risposta che vorremmo dare con maggiore responsabilità di quanto non viene invece fatto da altre realtà associative che hanno il talento di fare salotto ma mai fagotto … perciò vogliamo sommare allo zero giusto qualche numero:
1. cosa può fare un’amministrazione comunale in questo momento per favorire la ripartenza del settore ristorativo e turistico? Innanzitutto è pressoché scontato che per la buona riuscita di una sperimentazione iniziale, l’ufficio tecnico accosti ai soli e competenti geometri tecnici e progettisti anche figure di professionisti che abbiano confermato specialistiche in architettura ed urbanistica: a Martina Franca ci sono professionisti di rilievo che per libero pensiero (ahi noi!) sono stati per anni inascoltati. Perciò quindi, quale occasione migliore di questa sarebbe non creare una task force eterogenea dove esperti del bello e del patrimonio artistico si incontrino per progettare la città ideale a dimensione sicura? In altre parole, secondo la filosofia architettonica di Paul Ricoeur, la città così come la si vuole deve aprirsi agli spazi aperti, alle aree verdi, alle strade interrotte al traffico della veicolarizzazione forsennata. Per questo pensiero è giusto aprirci ad un punto numero due;
2. gli spazi aperti possono essere dati in comodato d’uso gratuito alle attività ristorative e commerciali che ne chiederanno secondo le disponibilità logistiche fra vicinato. È anche assodato che il contagio da Covid-19, in spazi aperti sia pressoché ridotto della metà. In soldoni, un’amministrazione comunale interromperebbe il pagamento della TOSAP a vantaggio del comodato del suolo pubblico a beneficio della tutela economica di centinaia di attività locali che rischiano (o hanno già deciso) di non aprire così come si profila la soluzione dei 4 mq a persona (nei locali chiusi). A fronte di ciò, il Comune di Martina Franca, saprebbe accendere un mutuo per garantire anche ulteriori servizi da erogare alle attività ristoratrici più coraggiose e virtuose: abbonare i costi della TARI per il biennio 2020/2021;
3. la totale assenza di marciapiedi atti all’installazione anche di una sola postazione da tavolo per i clienti commensali è la carenza strutturale che Martina Franca soffre da sempre e certo sarebbe da escludere tale soluzione se non dove è possibile farlo. Viale della Libertà, ad esempio, si presterebbe benissimo a diventare una galleria all’aperto in cui, da un capo all’altro dell’inizio e della fine della strada, le attività commerciali ubicate sul viale, avrebbero libertà di esposizione e/o consumo dei loro prodotti e delle loro merci così come avviene per il mercato settimanale (previo monitoraggio degli accessi e delle uscite controllate dei pedoni e dei veicoli in transito). Una via di mezzo fra una strada pedonale (come via Sparano a Bari) ed una strada aperta al traffico commerciale per chi intende fare acquisti e parcheggiare in quella strada, in cui è dove sarà tecnologicamente monitorata anche la capienza dei veicoli in sosta con l’ausilio magari di un badge o di un pass fornito all’ingresso incrocio Corso Italia e riconsegnato all’uscita incrocio via Fanelli;
4. inoltre rammentiamo quanto i ristoratori siano la categoria che al momento si trova maggiormente esposta all’estinzione economica dato che, a differenza dei baristi, loro non possono far consumare un alimento al banco.
La nostra idea non risolverà la questione dei posti a sedere, perché quella a causa del distanziamento sociale è a nostro modo di vedere irrisolvibile dato che non si possono occupare piazze o asfalto per tutti gli esercenti (non tutti infatti hanno davanti o nei pressi piazze o spazio a sufficienza). Questo punto quattro può semplicemente giovare alle entrate, come? I percettori di reddito di cittadinanza sono per lo più tantissimi in Italia (giovani o meno giovani che siano) tanto che potrebbero dare supporto semplicemente lavorando come RIDER per 3 ore al giorno (non di più) in aiuto quindi delle attività che continueranno o vorranno implementare la consegna a domicilio.
Ovviamente continuando a percepire il reddito di cittadinanza e magari essere assunti dallo stesso Comune per le suppletive altre ore di lavoro restanti potrebbero essere impiegati in ausilio agli accessi ai nuovi parcheggi pubblici in fase di realizzazione e completamento, parcheggi e posteggi che speriamo siano dalla prima ora gratuiti per un tempo definito.
Crediamo infine che i ristoratori non rifiuterebbero questa idea senza dover assumere nessuno che non abbiano già assunto in precedenza, come crediamo anche che i percettori di reddito di cittadinanza non rifiuterebbero questa occasione per il tempo di emergenza economica, come supponiamo che gli stessi cittadini martinesi opterebbero a restare a casa per più tempo possibile usufruendo del servizio di consegna a domicilio garantito sostanzialmente dal Reddito di Cittadinanza.
È una sfida più che un’idea, ma è anche guardare oltre l’orizzonte della mentalità provinciale di chi vorrebbe usare passate strategie di rilancio economico mascherandole come nuove ed innovative e chissà se non proprio fallimentari in questo frangente storico.
Detto ciò, sarebbe anche l’ora che la politica locale faccia fronte comune anziché dilettarsi con sadomaso ritegno alle beghe partitiche fra chi ha la verità assoluta e chi vorrebbe far prevalere il buon senso della città ma resta inascoltato pur avendo il consenso elettorale maggiore.