Con la sua quarta edizione il Carnevale Barocco di Martina Franca accede ad un livello qualitativo e culturale degno di nota. Grazie all’impegno dell’Associazione Culturale Terra Martinae Castrum Vetus – in collaborazione con l’Assessorato alle Attività Culturali, la locale ProLoco, l’IISS Majorana e l’Associazione Incontri – alle ore 10.00 del 23 febbraio 2020 presso lo storico Palazzo Ducale – la città rivivrà i fasti del Carnevale settecentesco nel rigoroso rispetto dei canoni stilistici dell’epoca. La presidente Alba Mannara e le sue collaboratrici Mariolina Martinelli e Rosa Montepaone hanno allestito un laboratorio artigianale da cui sono usciti costumi meravigliosi realizzati sulla base di studi storici, ricerca di materiali e accessori adeguati (in particolare tessuti, bastoni e parrucche), individuazione dei personaggi più rappresentativi dell’era barocca-rococò martinese.
L’ideatore del carnevale martinese, come narra l’Arciprete Isidoro Chirulli nella sua Istoria Cronologica della Franca Martina, fu il patrizio napoletano Petracone V Caracciolo 8° Duca di Martina, committente del Palazzo ducale composto da 300 stanze, svariate cappelle, corte, teatro, stalle e foresteria, considerato una perla architettonica di rara bellezza.
La rievocazione storica attraverserà il centro storico martinese partendo proprio dallo storico palazzo che fu imperturbabile testimone delle burlesche incursioni di Petracone V che, protetto dall’anonimato offerto dal mascheramento e accompagnato dai suoi più fidi amici, tra frizzi e lazzi, si mischiava al popolo per il proprio intimo divertimento partecipando a giochi goliardici, balli popolari e veri e propri happening teatrali (come li definiremmo oggi).
Il folto gruppo di figuranti scorrerà in corteo sulla lunga balconata in ferro battuto del Palazzo (probabilmente la più lunga del Regno delle Due Sicilie) offrendosi al pubblico nella cornice più autentica. Ad attenderli dinanzi al maestoso portale una carrozza scoperta (rigorosamente d’epoca) tirata da un cavallo murgese (la celebre razza equina autoctona) con a bordo Don Francesco Caracciolo (Duca di Martina, Conte di Buccino, Signore di Locorotondo, Mottola–San Basilio) accompagnato dalla soave consorte Contessa Stefania Pignatelli e dal Duchino. Li precederà, in testa al corteo, proprio la figura di Isidoro Chirulli con in mano un tomo della sua Istoria Cronologica, la maschera martinese de Martənŭccə (Martinuccio) cui la poetessa in vernacolo Cinzia Castellana dedicherà L’inno di Martinuccio, e il Menesetrello di Corte. Seguiti da 25 coppie di figuranti attraverseranno Il Ringo (c.so V. Emanuele) fino alla suggestiva Piazza Maria Immacolata dove sarà riprodotta l’atmosfera dei balli di corte con l’esecuzione fedele di un minuetto (la danza di origini francesi tipica dell’epoca) comandato dal Maestro di Danza Giuseppe Lucarella per l’accompagnamento al violino della brava Ivana Zaurino.
Il fastoso corteo si concluderà in Piazza XX Settembre dove, su un grande palco, sfileranno tutti i figuranti introdotti da una figura chiave dell’edizione 2020: il Cerimoniere di Corte impersonato da un grande esperto e studioso di eventi carnevaleschi, il crispianese Egidio Ippolito (già sindaco della sua Comunità) che, nei panni elegantissimi di Bernardo Tanucci Primo Ministro degli Esteri e della Casa Reale del Regno di Ferdinando IV, con colpi decisi del suo bastone annuncerà i nomi degli aristocratici in sfilata.
Con questo spettacolare machiavello gli organizzatori si prefiggono di offrire una idea storica organica del periodo di riferimento, il settecento secolo d’oro della Franca Martina, dando vita ad una manifestazione che si distingue dai più importanti carnevali ispirati dalla satira e dalla contemporaneità. Per cornice architettonica, epoca storica e impianto scenografico tende ad assomigliare, con le dovute proporzioni, al Carnevale di Venezia.
Mentre va in scena dopo le fatiche di un anno la quarta edizione del Carnevale Barocco Martinese, Terra Martinae Castrum Vetus sta già pensando a come migliorare l’edizione del prossimo anno per approdare alla stabilità organizzativa e qualitativa che solo una partnership ufficiale col Comune di Martina Franca potrebbe garantire. L’Associazione continua a sostenere la figura di Martinuccio da adottare come maschera ufficiale della martinesità (concepita dall’estro creativo del designer Piero Angelini) in virtù delle sue caratteristiche scenografiche intimamente legate alla storia della Città di Martina Franca.
PROGRAMMA
- Ore 8,30-9,30: – Raduno dei “figuranti” per la vestizione nelle sale del Palazzo Ducale.
- Ore 10,00: – Formazione del corteo interno con sfilata nelle sale carelliane (breve minuetto musicale con ballo nella Sala Arcadia) e presentazione “al pubblico” dei figuranti dalla balconata del Palazzo Ducale (che non bisogna dimenticare era, e forse lo è ancora, la più lunga di tutto il “Regno delle Due Sicilie”). Successivamente il corteo scende dalla monumentale scalinata per convergere fuori dal portone del Palazzo Ducale.
- Ore 10,30: – Piazza Roma, raduno e partenza del corteo, fuori la porta del Palazzo Ducale, delle 30 coppie, con al centro la carrozza trainata dal un cavallo murgese e composta da: 1 cocchiere, 1 aiutante cocchiere a piedi, il “duca Francesco III” e la “duchessa Stefania Pignatelli” con il piccolo “duchino”. Alla testa del corteo sfilerà “l’Arciprete don Isidoro Chirulli” con in mano una copia della “Istoria Cronologica della Franca Martina”, accompagnato alla sua destra da “Martinuccio” (la maschera martinese impersonata quest’anno da Palmisano Antonio) e alla sua sinistra dal “Menestrello di Corte”. Seguiranno, a distanza di 3-4 metri, le coppie adulte dei nobili cortigiani e dei più piccoli). Prima della partenza la poetessa Cinzia Castellana (Menestrello di Corte) declamerà sulla soglia del portone “l’inno di Martinuccio”.
- Ore 11,00: Da piazza Roma il corteo sfilerà, attraverso corso Vittorio Emanuele, fino in piazza Immacolata, accompagnato da un sottofondo musicale barocco grazie ad un impianto di filodiffusione. In piazza Immacolata, il “Contino” (vestito da Ussaro), incontra un avversario politico: “l’universalista Giuseppe Pietro Carriero”. Qui verrà rappresentata la scena raccontata nel 1760 dall’Anomato, dove il duchino, tirandogli sul cappello due nervate col bastone, ed indi toltasi la maschera dal viso gli disse: …non mi conosci? Il Carriero, con grandissimo spirito gli rispose in martinese: …or vi conosco che siete senza maschera, e non così prima colla maschera come tanti altri che non conosco.
- Ore 11,30: Sempre in piazza immacolata seguirà Ballo (un minuetto musicale accompagnato dalla violinista). Subito dopo il corteo si recherà sulla scalinata della Basilica di San Martino per la tradizionale foto del gruppo mascherato. Si riforma il corteo e si ritorna in piazza Roma, passando dall’Arco di Santo Stefano.
- Ore 12,00: Arrivo del corteo in piazza XX Settembre. La carrozza sosta davanti al Cinema Verdi; Segue, al centro della piazza, un minuetto musicale accompagnato dalla violinista Ivana Zaurino; Breve presentazione dal palco dell’evento a cura di Egidio Ippolito e successiva declamazione dell’Inno di Martinuccio.
Infine le coppie dei cortigiani saliranno sul palco per essere annunciate dal “Cerimoniere di Corte” con i loro “titoli nobiliari”.
Martənŭccə è la maschera martinese che l’Associazione “TerraMartinae del Castrum Vetus” intende far adottare da tutta la comunità cittadina.
Per la sua realizzazione ci si è avvalsi della creatività e bravura dell’illustratore grafico Piero Angelini il quale, ispirandosi alla storia della “Franca Martina”, ha disegnato una maschera che esprimesse la nostra più autentica identità culturale.
Innanzitutto l’elemento guerriero, militare del “castrum vetus” che si identifica con la figura del vero fondatore di Martina: Francesco Loffredo di Monteleone, e quella della figura del soldato, impersonificata da Martino divenuto poi Santo e patrono della città che taglia con la spada il rosso mantello al povero. Ma sopra all’elmo del soldato romano si ergono due lunghe corna somiglianti a quelle dei “bovini di razza italica” (o podolica) allevati nei boschi della Terra di Martina la cui funzione apotropaica porta con se anche la consolidata tradizione di San Martino protettore dei “cornuti”. L’impronta angioina è vistosamente rappresentata dal giglio che campeggia sul petto mentre quella successiva degli aragonesi, sotto il segno dei Caracciolo è visibile nel resto del costume dai colori e dalle forme tipicamente spagnoleggianti. Infine il nome, autenticamente in dialetto, la nostra lingua madre.