Nel 2015 il premio Nobel per la Medicina e Fisiologia 2015 è stato assegnato alla farmacologa Youyou Tu e alla sua vincente ricerca sulla Malaria. I suoi studi traggono ispirazione dalla medicina tradizionale cinese, dopo anni di esperimenti la sua équipe è riuscita ad eliminare dal processo di estrazione le tossine ottenendo così dall’Artemisia Annua una sostanza pura: Artemisinina o Qinghaosu ovvero il nuovo farmaco contro la malaria. Il contributo di questo farmaco ha permesso la riduzione dei casi di malaria del 20-30% , cifre che in Africa significano 100 mila vite salvate ogni anno.
Spesso la medicina è lontana dalla povertà e dalle disuguaglianze sociali e così si finisce per aumentare il divario tra chi può curarsi e chi lo può fare poco o per niente; spesso gli interessi delle case farmaceutiche spengono i riflettori su buona parte del sud del mondo ma fortunatamente altrettanto spesso la ricerca e l’amore per il proprio lavoro salva vite umane. Tu è la prima donna cinese a ricevere il Premio e la dodicesima nella storia dei Nobel.
La malaria interessa l’umanità da sempre e uccide ogni anno circa 450 mila persone, è presente in oltre 100 Paesi seppur prevalentemente confinata nelle aree tropicali più povere dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina. Tuttavia, parliamo di alcune delle aree più affascinanti, del mondo, che attirano numerosi visitatori, ogni anno circa 10.000-30.000 viaggiatori europei ed americani, si ammalano di malaria.
La malattia è causata da parassiti, i protozoi del genere Plasmodium, le responsabili dell’infezione sono le zanzare femmine del tipo Anopheles che pungendo l’uomo ne trasmettono i parassiti. In seguito a un’incubazione variabile infettano i globuli rossi. I primi sintomi compaiono dopo 10/15 giorni dalla puntura e prevedono febbre, mal di testa, tensione dei muscoli, brividi e sudorazione, talvolta nausea, vomito e diarrea. Se non trattata con i farmaci appropriati, la malaria può diventare rapidamente pericolosa interrompendo l’afflusso di sangue agli organi vitali. Fino ad ora per la profilassi, i farmaci maggiormente utilizzati sono la clorochina (in aree di non resistenza), la clorochina + il proguanil, o la meflochina, la doxaciclina, o la sulfadoxina-pirimetamina in aree dove è stata trovata la resistenza del parassita alla clorochina. I plasmodi sono diventati fortemente resistenti a quasi tutti i farmaci che sono stati prodotti per combatterli, così come a numerosi insetticidi utilizzati per disinfestare le zone malariche, la scoperta dell’Artemisina si è affacciata al mondo al momento del bisogno e ne rappresenta un ulteriore passo verso il progresso; ricordando una celebre frase di un Nobel Italiano “E’ sempre meglio aggiungere VITA ai nostri giorni…” ( R.L. Montalcini).
Emanuela Saracino
*Ricercatrice presso Consiglio Nazionale delle Ricerche