Tutto il mondo musicale è in pieno fermento per le celebrazioni del 250° anniversario della nascita di Ludwig van Beethoven (Bonn, 1770 – Vienna, 1827) e anche la Fondazione Paolo Grassi di Martina Franca darà il suo contributo ai festeggiamenti incentrando l’intera programmazione culturale del 2020 sulla figura del compositore tedesco. Nasce con questo intento il progetto coordinato dal giornalista Sandro Cappelletto “Nostro fratello Ludwig”, proposta formata da incontri, concerti e workshop pensati per indagare temi centrali del pensiero artistico e musicale di Beethoven come l’ideale di fratellanza universale, il rapporto con la disabilità, l’eredità artistica lasciata ai compositori contemporanei.
Primo incontro martedì 25 febbraio alle 19 all’Auditorium della Fondazione Paolo Grassi con “The young Beethoven / Il giovane Beethoven”, lezione-concerto tenuta da Sandro Cappelletto con la partecipazione della pianista Liubov Gromoglasova e dei piccoli allievi della classe di pianoforte della scuola di musica della Fondazione, che verterà sul racconto e l’analisi dei primi anni di vita del compositore, ovvero quelli compresi tra il 1770 e il 1792: gli anni di Bonn; la formazione, la morte della madre, l’iscrizione all’Università, la scoperta di Kant, Goethe, Schiller; l’alcolismo del padre, l’impiego alla corte del Principe Elettore di Colonia e le prime opere del compositore tedesco legate a questo periodo.
Cappelletto sarà inoltre protagonista della conversazione di mercoledì 8 aprile, sempre all’Auditorium della Fondazione alle 19, dal titolo “Il compositore della libertà”, centrata sul’analisi delle opere beethoveniane della prima maturità fra cui l’opera Fidelio, cui si ricollega la programmazione del 46° Festival della Valle d’Itria con la messa in scena il 25, 28 e 31 luglio della Leonora di Ferdinando Paër, scritta appunto sullo stesso soggetto usato da Beethoven per il suo unico lavoro di teatro musicale.
Il calendario prosegue con altri appuntamenti all’Auditorium come “Ferri del mestiere: che cosa ha lasciato Beethoven ai compositori del presente” (13 maggio, ore 20), con Nicola Campogrande, compositore italiano attivo anche come giornalista musicale, cui spetta il compito di raccontare l’eredità lasciata da Beethoven alla musica di oggi, e la conferenza-concerto “Le 32 Sonate per pianoforte di Beethoven” (22 maggio, ore 19) a cura di Konstantin Lifschitz, celebre pianista ucraino cha ha inciso il ciclo integrale delle 32 Sonate per pianoforte di Beethoven.
Sempre nel mese di maggio, dal 14 al 16, Riccardo Bertoncelli, giornalista e critico musicale esperto di rock, dedicherà le sue Lezioni di Rock al genio di Bonn attraverso il tema “Roll over Beethoven”, all’interno del workshop organizzato in collaborazione con l’Università degli Studi “Aldo Modo” di Bari.
Oltre la Leonora, saranno tanti gli appuntamenti che il Festival della Valle d’Itria dedicherà all’anno bethoveeniano: concerti, incontri e spettacoli per bambini completeranno la già nota programmazione di Palazzo Ducale e nelle masserie del territorio dove saranno messe in scena le principali produzioni del Festival.
Il 2020 si concluderà con gli ultimi appuntamenti autunnali della Fondazione Paolo Grassi con tre incontri: ancora a Cappelletto sarà affidata la conferenza sul tema della sordità, dal titolo “La sordità. La sua volontà è stata più forte della privazione” (15 ottobre), che vedrà la partecipazione di medici, scienziati e terapisti esperti sul tema della sordità, in relazione all’esperienza vissuta dallo stesso Beethoven; “Fu vero incontro? Rossini e Beethoven” è il titolo dell’incontro del 20 novembre a cura di Daniele Carnini, direttore della Fondazione Rossini di Pesaro, tesa ad indagare i rapporti tra Rossini e Beethoven. Conclude l’anno e il progetto Beethoven 2020 la conferenza-concerto in agenda il 16 dicembre, nel giorno esatto in cui ricorre il 250° anniversario della nascita del compositore di Bonn: il Quartetto Savinio e la voce recitante di Sandro Cappelletto racconteranno i momenti che portarono Beethoven alla creazione del Quartetto Op. 132, nella cui opera – in particolare, nella “Canzona di ringraziamento offerta alla divinità da un guarito” – la distanza tra l’umano e il divino sembra colmarsi, in un momento di inaudita bellezza.