Martinesi al Pitti. I sindacati, Fumarola: “Bravi commercianti, ma pochi industriali” – Lo Stradone

Martinesi al Pitti. I sindacati, Fumarola: “Bravi commercianti, ma pochi industriali”

Il lavoro va tutelato e protetto e quando diventa eccellenza, va premiato. Il buon lavoro va riconosciuto e diventa patrimonio di una intera comunità, che può condividerne la ricchezza culturale e sociale che ne deriva.

La Filctem Cgil di Taranto in una nota riconosce gli sforzi che le imprese di Martina Franca hanno fatto per superare il momento di crisi, riuscendo ad affermarsi a livello nazionale e internazionale. “Non abbiamo difficoltà a riconoscere i sacrifici e il lavoro svolto da chi in questi anni ha protetto e valorizzato il valore delle proprie maestranze, unico capitale di cui il territorio è in possesso, valore aggiunto per un intero sistema, la cui preparazione e passione ci è invidiata dal mondo intero. Riconosciamo il valore di chi ha mantenuto la produzione sul territorio, di chi, come Lerario, ha fatto della propria capacità di produzione una leva per superare i momenti di difficoltà.
Non possiamo però far finta di non vedere che a Martina Franca di produzione è rimasto ben poco e le aziende che si presentano alla fiera Pitti non sono altro che vuoti involucri commerciali che propongono nomi invece che cappotti, loghi invece che pantaloni”.

“A Firenze, in mostra, abbiamo visto bravi commercianti, ma pochi industriali” afferma Giordano Fumarola, segretario generale della Filctem Cgil di Taranto “per quanto la scelta di investire sui brand sembra a prima vista una strada che porta al successo, questo sul territorio non si traduce in altrettanta sicurezza e diritti dei lavoratori, anzi, il giogo sotto cui le poche decine di fasonisti che sono rimasti in Valle d’Itria si è fatto ancora più stretto, perché si è ridotto di molto il potere contrattuale dei contoterzisti. Abbiamo visto in questi anni che l’emorragia lavorativa non si è arrestata, anzi, è continuata senza sosta, e abbiamo assistito alla chiusura di intere linee produttive delle aziende madri, che hanno preferito spostare fuori la produzione, precarizzando ancora di più il lavoro, annullando sempre di più il valore dell’esperienza degli operai. Sappiamo che dietro gli slogan e la bella comunicazione si nascondono spesso logiche vecchie di anni che hanno arricchito pochi e impoverito tutti. Ci aspettiamo che questa rinnovata attenzione verso il nostro sistema produttivo si traduca in qualcosa di concreto, che non serva solo a rafforzare il marketing ma anche e soprattutto a generare ricchezza condivisa, lavoro e diritti per i lavoratori e una ricaduta sul territorio per la quale ci aspettiamo che l’Amministrazione Comunale apra al più presto un confronto”.