La cornice era quella dell’atrio dell’Ateneo Bruni, dove è andata in scena “La rana e le nuvole”, in una location ormai entrata in pianta stabile tra i luoghi del Festival della Valle d’Itria dopo la fortunata prima esperienza pop dello scorso anno con “Figaro su, Figaro giù…!”, che vide Elio protagonista di un’inedita rivisitazione del Barbiere di Siviglia di Rossini e di quello di Paisiello.
“La rana e le nuvole” è la favola che il padre di Paolo Grassi raccontava a suo figlio, quel sognatore che cambiò il modo di intendere il teatro. Una rappresentazione in cui è forte il legame “teatro circo” tipico degli anni ’70, con la regia di Libero Stelluti che si lascia pure piacevolmente ispirare dalla grammatica cinematografica. Cinema, teatro, danza, musica e circo: una commistione continua tra linguaggi differenti, senza accavallarsi e lasciandosi contaminare piacevolmente. Protagonista è Luigi La Monica, noto al pubblico come doppiatore di attori come Jack Nicholson, Dustin Hoffman e Robert Redford.
È un Paolo Grassi affaticato quello che appare sulla scena portando con sé un’umile valigia e il suo immancabile cappello, iniziando il racconto della sua vita, portando sul palco i danzatori della Compagnia di danza del Festival della Valle d’Itria, i giovani ballerini della Scuola Csd Silfide, i bambini della Scuola di musica della Fondazione Paolo Grassi, e gli artisti circensi della compagnia “quattrox4” (diretti da Filippo Malerba).
Tra questi ultimi c’era anche Clara Storti, figlia di Giovanni Storti del trio Aldo, Giovanni e Giacomo, il cui papà era presente allo spettacolo tra il pubblico.
Lo spettacolo riesce bene a mettere al centro la figura di Paolo Grassi, a cui è dedicato il cartellone degli eventi di questa 45a edizione del Festival della Valle d’Itria, nel centenario della nascita del “martinese di Milano”.
o.cri.