L’emergenza epidemiologica in atto sta determinando un blocco del sistema economico locale, la Fase 2 Covid è iniziata, ma due mesi di lockdown hanno messo le imprese tarantine al tappeto e nella difficoltà di affrontare gli impegni del nuovo corso. Le nuove regole che tutti si attendono per riavviare le attività in sicurezza, comporteranno nuovi costi ed ulteriori complicate procedure.
La Regione Puglia come è noto ha messo in campo 665 milioni di euro per rilanciare le attività economiche, una cifra importante ma non sufficiente per far fronte alla crisi economica che investe tutti i settori dall’agricoltura, all’artigianato, il commercio, il turismo, i servizi. Si attende nelle prossime ore il nuovo decreto del Governo, auspicando in misure che possano dare un reale sostegno economico alle piccole e medie imprese che -con le micro- rappresentano la parte più vitale del tessuto economico italiano.
L’impatto del Coronavirus sull’economia tarantina è devastante. Il territorio jonico, già messo a dura prova sul piano sanitario, ambientale ed economico dalla crisi dell’ex Ilva e dell’indotto industriale, ha subito questo nuovo colpo in una delicata fase di costruzione di un nuovo modello di sviluppo che vede le istituzioni locali impegnate in un processo di partecipazione per il cambiamento della Taranto futura, dove l’attività siderurgica non sia più predominante. Percorso di fatto già da tempo avviato con il CIS- Contratto Istituzionale di Sviluppo, ma rallentato in realtà da fattori vari, sicché l’economia tarantina già prima dell’emergenza Covid era ad un livello emergenziale.
Le rappresentanze provinciali delle categorie economiche da tempo chiedono misure di sostegno per le micro, piccole e medie imprese gravemente provate dalla crisi economica industriale, nonché la definizione di interventi finalizzati a sostenere lo sviluppo di nuove economie che vadano oltre la mono visione industriale che sin qui ha dominato. Tema che necessita di una importante fase di confronto tra tutti gli attori del territorio.
Le Organizzazioni di categoria Casartigiani, Cia, Coldiretti e Confcommercio, auspicando in un particolare impegno del Governo, della Regione e dei Comuni ( a quest’ultimi chiedono l’azzeramento della tassazione locale sino al 2021), lanciano un appello alla Camera di commercio di Taranto, l’Ente che più di ogni altro è deputato a tutelare gli interessi di quella parte del sistema economico locale rappresentato dalle micro e dalle piccole e medie imprese dell’artigianato, agricoltura e Terziario. A tal fine si chiede che l’Ente camerale metta in campo, come già fatto da altre C. di c. del Mezzogiorno (Cosenza, Reggio Calabria, Salerno e persino Brindisi) strumenti finanziari di aiuto per le imprese che stanno già, o si apprestano, a sostenere importanti investimenti in materia di sicurezza.
Pur nella consapevolezza che vi sono limiti nella disponibilità delle risorse, si ritiene che ogni aiuto per le imprese impegnate a far fronte alla emergenza epidemiologica, possa rivelarsi decisivo. L’auspicio è che la Camera di commercio tarantina voglia cogliere questa opportunità per mostrare la propria vicinanza alle PMI locali. Il Covid 19, si diceva, ha aperto una ulteriore falla nel già fragile sistema economico tarantino. Ora è necessario che Taranto e la sua provincia siamo fatti oggetto di una particolare attenzione che aiuti il tessuto imprenditoriale ad affrontare la Fase 2.