di Piero Marinò
Sino a ieri si riteneva che il trullo datato più antico, nel nostro territorio, fosse quello situato in contrada Marziolla, in agro di Locorotondo. A questa costruzione fecero un esplicito riferimento Cesare Brandi nel suo volume “Martina Franca” (1968) a pagina 136 e l’architetto Angelo Ambrosi il quale, nel suo saggio “L’architettura in pietra a secco: costruzione progetto, tipologie” (1990) contenuto nel volume Atti del I seminario internazionale di Architettura, a pagina 69, accompagnava le proprie riflessioni con alcuni disegni del trullo.
Nel corso di una mia ricerca sul patrimonio dell’architettura rurale (“Monumenti senza tempo” di prossima pubblicazione), e, in particolare dei muretti a secco, dichiarati patrimonio dell’Umanità dall’Unesco non più di un anno fa, ho posto un’attenzione particolare alle epigrafi, ai frontoni dei trulli.
I sopralluoghi e le escursioni (molto spesso “incursioni”!) e gli studi effettuati per questo lavoro mi hanno portato ad una scoperta imprevista, improvvisa e sensazionale, nel corso di un reportage fotografico presso masseria Motolese, in agro di Martina.
Nei pressi della masseria (dipinta di rosa!), divisa fra due proprietari, ho scorto un trullo-pagliaio, a pianta rotonda, con un architrave, sottostante una colombaia, e un’epigrafe costituita da due date: “1441-1831”. Le due date, 1441 e 1831, si prestano a svariate interpretazioni: forse si tratta di una lastra di riporto, un riutilizzo.
Forse la data 1831 è stata incisa quando è stato restaurato il trullo. Forse. Non vi possono essere certezze sulla provenienza di questo elemento architettonico. Una scritta alquanto strana, inspiegabile, che suscita stimolanti domande: si tratta di una lastra di risulta? E’ un riuso? O si trova collocata in quel trullo sin da quando è stato edificato? Perché due date? La pianta interna del trullo ha un diametro di mt. 3,90; l’altezza misura mt. 5,35. Il muro di cinta ha uno spessore di mt.1,20. Sulle pareti interne vi sono ancora piccoli incassi nei quali erano incastrate grosse travi che, certamente, sostenevano un soppalco. In origine era un ricovero.
Ad un’osservazione più attenta si nota una differenza formale tra le due iscrizioni: più regolare, canonica, più elegante la prima; più grossolana e quasi rozza la seconda. Il trullo ha la pianta interna rotonda e volta ogivale: nel 1831 i trulli avevano pianta quadrata e la volta ogivale era passata in disuso. La seconda data si riferisce, molto probabilmente, ad un rifacimento.
Nel secolo scorso il trullo-ricovero è stato trasformato in pagliaio.
Resta indiscutibile il fatto che si tratta della pietra datata più antica rinvenuta, a tutt’oggi, nel territorio di Martina e dintorni.
La costruzione di trulli, nei secoli XIV e XV è accertata in varie fonti documentali, ma il reperimento di una costruzione datata risalente alla prima metà del Quattrocento aggiunge un tassello al mosaico di conoscenze dell’architettura a secco nel territorio della bassa Murgia.
Il trullo, in discrete condizioni, è da tempo usato come ripostiglio. Il ritrovamento di alcuni reperti fittili, resti di vasi di origine greco romana e medievale in un terreno contiguo al trullo, rafforza il convincimento secondo cui quella zona, come a Masella, Badessa vecchia, è stata più volte centro di civiltà, di residenza per antiche popolazioni.
Se fino a ieri, dunque, il trullo più antico era considerato quello situato in contrada Marziolla, da oggi occorrerà modificare questa conoscenza che sarà sicuramente oggetto di dispute, riflessioni ulteriori per tanti studiosi e appassionati.