Sabato 12 marzo alle ore 19.00 nell’Auditorium della Fondazione Paolo Grassi in programma un bellissimo concerto per il duo pianoforte e violoncello, composto da Gaetano Simone e Maurizio Zaccaria, che spazia dalle sonate di Gabriel Fauré alle Danze Rumene di Béla Bartók, al contemporaneo di Carmen Fizzarotti con il suo “Wherever it grows”, concepito come il gioco del tempo sulla memoria.
“Il tempo si trascina come un’onda lenta e vischiosa, una pasta di vetro liquido sulla cui superficie ci sono miriadi di scintillii che attraggono gli occhi e deviano il significato, mentre in profondità traspare il nucleo fulvo e inquietante, motore del movimento. Si succedono così giorni e notti, sotto il gran caldo che alternamente scende dal cielo e sale dalla terra.”
Il concerto trae spunto dal progetto discografico di Gaetano Simone e Maurizio Zaccaria – “Fauré: Works for cello & piano” – di registrare l’opera integrale della musica per violoncello e pianoforte di Gabriel Fauré. Il disco, edito da OneClassical nel mese di novembre 2021, include le due grandi Sonate, op.109 in re minore e op.117 in sol minore, autentici capisaldi della produzione per la suddetta formazione, assieme a una serie di godibilissimi fogli d’album tra cui spiccano l’oscura Elegia e la celeberrima Sicilienne.
Il concerto è organizzato dal Centro Artistico Musicale “Paolo Grassi” in collaborazione con la Fondazione Paolo Grassi
“Crediamo sia giunta l’ora di favorire la diffusione di una produzione, quella cameristica di Fauré, ancora non così largamente proposta ed assimilata in Italia, a differenza di altri Paesi come in primo luogo la Francia, in cui la stessa è sempre stata valorizzata per quello che merita. Basti pensare che il secondo movimento della seconda Sonata op.117 era stato concepito originariamente da Fauré in forma di poema sinfonico per grande orchestra, dovendo soddisfare una richiesta proveniente direttamente dal governo francese che nel 1921 aveva intenzione di commemorare i cento anni dalla morte di Napoleone Bonaparte. Il progetto non vide mai la luce per motivi di salute, ma l’episodio la dice lunga su quanto Fauré fosse tenuto in considerazione in patria anche quando era ancora in vita e in attività. Nelle due Sonate a Fauré riesce il miracolo – dono di pochissimi altri suoi colleghi – di fondere in un’alchimia senza precedenti il mondo del contrappunto con quello, dominante a quel tempo, dell’omofonia. È stata una scoperta travolgente per noi e lo sarebbe altresì per il pubblico che non ha potuto ancora assaporare tale magistrale creazione.”