“Il martinese è un po’ come il lombardo del sud: deve lavorare”, ha perfettamente ragione lo scrittore Donato Carrisi, uno degli ospiti della trasmissione Fuori Roma andata in onda in seconda serata su Rai 3 e condotta da Concita De Gregorio.
Che Martina Franca non sia il centro del mondo, però, lo diamo per certo perché lo dice la geografia, anche se nel martinese moderno lo spirito provinciale tende di sovente a emergere violentemente e con esso l’illusione di rivendicare una visione delle cose “martinacentrica”.
È cosa più unica che rara, che una città di soli 50 mila abitanti (pochi o tanti a seconda del nostro livello di provincialismo, ndr), possa avere uno spazio di circa un’ora sulla terza rete della tv di Stato. Spesso in questi contenitori nazionali trovano spazio le cose brutte, gli omicidi, gli incidenti, non è stato così per Martina che ne è uscita alla grande.
La redazione del programma, che voglio ricordare è comunque un programma politico, cercava il pretesto per dare a Martina la giusta dignità di nota nello storytelling del contesto nazionale. Gli ingredienti c’erano tutti, la bellezza della città, la ricchezza di personaggi illustri, una luce mozzafiato e poi la singolare vicenda delle ultime elezioni che videro al ballottaggio il candidato Eligio Pizzigallo prima Ancona, poi con Pulito e poi di nuovo con Ancona, salvo il ricorso ancora pendente presentato da Pulito.
Era chiaro fin da subito che non si trattasse di un documentario di inchiesta, non una ricostruzione giornalistica delle vicende locali, né tantomeno un resoconto politico da emittente televisiva territoriale. Bisognava parlare della città trovando un pretesto che ne giustificasse la ribalta nazionale, senza cadere nel racconto della cronaca locale che avrebbe fatto annoiare gli italiani e cambiare canale a tutti i non indigeni.
Certo nel prodotto finale è presente qualche imprecisione, piuttosto irrilevante ai fini del racconto nazionale; forse avrebbero potuto offrire il proprio contributo altre personalità della città, vallo a spiegare alla casalinga di Voghera, ma il prodotto certamente è piaciuto al pubblico italiano basti guardare i risultati tutto sommato positivi ottenuti degli indici di ascolto.
Magari la trasmissione non sarà piaciuta a Gianfranco Chiarelli e a Raffaele Fitto, di questo ce ne faremo una ragione; forse i fan “colettiani” staranno festeggiando per il mega spot offerto da Donato Carrisi a suo cugino Stefano Coletta (se avessero chiesto a mio cugino avrebbe detto di me la stessa cosa, ndr); forse i pantaloni a Toni Servillo nel prossimo film di Carrisi li avrebbe potuti disegnare il mio amico Massimo Gianfrate; è probabile che si sarebbe potuto parlare di qualcosa piuttosto che di qualcos’altro o con qualcun’altro, ma queste sono logiche di paese, da provinciali appunto.
Svegliàti da questo sonno proviamo a stropicciarci gli occhi e ad avere una visione di insieme.
Al martinese attento, lo stesso che oggi richiama alla teoria complottistica della presunta faziosità del servizio pubblico della terza rete, non sarà certamente sfuggito che non serviva certamente “Fuori Roma” per risalire alle responsabilità politiche della sonora sconfitta del centrodestra alle ultime elezioni. A quello stesso martinese attento non sarà certamente neppure sfuggito che il finale del film delle ultime elezioni è stato lo stesso del film delle elezioni del 2012. Una replica dello stesso copione, stesso regista, cambiavano solo i nomi dei protagonisti. Altrimenti non si spiega diversamente come possa un sindaco come Ancona, che aveva chiuso il suo mandato elettorale con un anno di anticipo, vincere le elezioni con il solo 30% di preferenze (3 martinesi su 10) contro il 65% circa dei votanti riconducibili a un elettorato di centrodestra.
Soffermandoci sulle considerazioni politiche scaturite dopo la messa in onda dalla trasmissione di Rai3 è emerso che la sconfitta elettorale del centrodestra, la seconda sconfitta consecutiva, è scaturita dall’incapacità di dialogo delle forse interne al centrodestra e che la conseguente vittoria del centrosinistra è più che altro attribuibile ai demeriti degli avversari dell’opposta fazione, alcuni dei quali hanno giocato a perdere.
Quindi dove ha sbagliato Concita De Gregorio in tutta questa ricostruzione?
Tutti lo sanno, eppure ci si scandalizza se la questione diventa oggetto di interessa nazionale. Poi ci sarà sicuramente il ricorso di Pulito, la chitarra scordata di Ancona, la reazione di Chiarelli su Facebook, il mancato appoggio di Pulito, la marchetta di Carrisi a suo cugino Coletta, ma queste sono storie di provincialismi di un paese che deve tornare a riscoprire il valore e l’orgoglio delle sue bellezze come faceva in passato.
Dalla bravura del nostro Renzo Rubino, alla ricchezza delle nostre aziende tessili proprio come il brand Tagliatore della famiglia Lerario, la meraviglia del nostro centro storico, l’unicità di personalità come Franco Punzi e del Festival della Valle d’Itria.
Quando la smetteremo di pensare alla politica come una curva dello stadio? La politica è discussione, partecipazione, condivisione, altrimenti sarebbe solo tifoseria.
Lo spazio per le polemiche e la discussione politica ci sta tutto, anche questo fa parte delle cose, specie oggi con l’amplificatore degli strumenti dei social, ma quello che è importante è che la città ha fatto una bella figura sul palcoscenico nazionale. Tutto il resto è provincialismo di cui una città bella come Martina non sa che farsene.
Ottavio Cristofaro