Ieri sera, nell’atrio del Palazzo ducale, il finale del Festival della Valle d’Itria con un omaggio ad Enrico Caruso e ad Astor Piazzola (a cento anni dalla morte del primo e dalla nascita del secondo) con l’orchestra (Ico, Istituzione concertistico musicale) della Magna Grecia.
Tre i titoli principali messi in scena quest’anno: “La Creazione” di Franz Joseph Haydn, “La Griselda” di Alessandro Scarlatti e “L’Angelica” di Nicola Porpora. Insieme a queste opere, una serie di altri concerti tra chiostro San Domenico a Martina Franca, masserie della Valle d’Itria (“Il canto degli ulivi”) e Castello Aragonese di Taranto.
“Abbiamo avuto un pubblico internazionale – ha detto il direttore artistico Alberto Triola – e soprattutto non un pubblico di “specialisti” ma un pubblico di persone comuni, normali, che hanno vissuto questo Festival come un’ondata di luce così come ci auguravamo scegliendo il titolo, per la 47esima edizione, ‘Fiat Lux’. È proprio quella luce quando l’uovo, nell’opera ‘La Creazione’, si schiude ed invade il palcoscenico”.
“Questa edizione – commenta Triola che insieme al direttore musicale Fabio Luisi e al presidente della Fondazione Paolo Grassi, Franco Punzi, guida la “macchina” organizzativa del Festival con 270 persone impegnate – credo che sia tra quelle che resteranno scolpite nella storia”.