Il belcanto e l’opera barocca, attraverso preziose rarità e inattese riscoperte, hanno caratterizzato anche quest’anno la 45a edizione del Festival della Valle d’Itria che ha raccolto a Martina Franca, nel cuore della Puglia, pubblico e critica da tutto il mondo.
34 manifestazioni fra opere, concerti e altre iniziative dedicate nella programmazione 2019 alla Scuola musicale napoletana e al ricordo di Paolo Grassi – intellettuale e operatore culturale di origini martinesi nel centenario della nascita – hanno scandito le giornate festivaliere dal 16 luglio al 4 agosto, un periodo in cui, soprattutto nell’ultima settimana, a Martina Franca si registra il tutto esaurito in alberghi e strutture ricettive, ristoranti e bar, e durante il quale l’unico argomento di conversazione diventa proprio il programma del Festival.
Sono state 86 le testate giornalistiche accreditate durante l’intero festival 2019, con una maggior presenza rispetto al 2018 di riviste cartacee di settore e un incremento della stampa generalista, veicolo importante per la diffusione dell’immagine del Festival sul territorio e nel mondo del turismo. In quest’ottica, da aprile, sono state oltre 40 le testate giornalistiche di enogastronomia che hanno raccontato il Festival della Valle d’Itria come realtà legata al territorio e valore aggiunto alla ricchezza dell’offerta turistica pugliese, grazie anche alla collaborazione con il Consorzio di tutela del Primitivo di Manduria per il ciclo “Opere in masseria”, il format più apprezzato dagli stranieri.
Da un confronto con i dati relativi all’edizione 2018, si registra inoltre un incremento delle testate giornalistiche estere – da 20 a 28 – (provenienti da Germania, Francia, Austria, Spagna, Gran Bretagna, Repubblica Ceca, Russia e Giappone) di cui nove accreditate per la prima volta, fra le quali il prestigioso quotidiano tedesco «Die Welt» che ha dedicato alla manifestazione un reportage in quattro “puntate” e le specializzate «Klassik Radio» e «Opernwelt» (Germania), «Opera Journal» (Repubblica Ceca), «Opera Time» (Russia).
Ad accrescere la diffusione del Festival ha contribuito anche quest’anno la diretta su RAI Radio3 delle opere Il matrimonio segreto di Cimarosa con Michele Spotti sul podio e Ecuba di Antonio Manfroce diretta da Sesto Quatrini. Quest’ultima sarà inoltre trasmessa su RAI5 il prossimo 12 settembre alle ore 21.15 insieme al documentario-intervista a Pier Luigi Pizzi realizzato a Venezia con la collaborazione di Sartoria Latorre, a cura di Mattia Palma e la regia video di Daniele De Plano.
Per quanto riguarda le presenze di pubblico pagante, nonostante le stime diramate a inizio stagione di un minor flusso turistico in Puglia per il 2019, il Festival ha confermato l’aumento di presenze che si era ottenuto anche nel 2018, con un buon successo anche dell’abbonamento a tre spettacoli. I titoli più richiesti sono stati Il matrimonio segreto, il dittico di “Opere in Masseria” e Orfeo.
Sono risultate vincenti l’apertura anticipata della biglietteria online (con un aumento del 72%) e la prima attività coordinata di presentazione del Festival alle fiere turistiche e ai tour operator specializzati.
Per la prima volta è stata adottata una causa sociale: il pubblico ha così donato 2.500 euro per il reparto di Oncoematologia pediatrica dell’Ospedale S.S. Annunziata di Taranto.
Al successo dell’edizione 2019 del Festival della Valle d’Itria, ha contribuito anche un selezionato gruppo di sponsor privati che, accanto al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Regione Puglia e il Comune di Martina Franca, sostengono il Festival organizzato dalla Fondazione Paolo Grassi: i Platinum Partner Maldarizzi Automotive, Masseria Torre Maizza (che ha dedicato pure una particolare accoglienza al soprano Olga Peretyatko), Sartoria Latorre (che ha collaborato anche ai costumi del Matrimonio segreto); quindi i Major Partner Bus Miccolis e Masmec, il patrocinio di Aeroporti di Puglia.
Nell’ottica di un sempre crescente miglioramento nella promozione, per la prima volta nella storia del Festival della Valle d’Itria, l’edizione 2019 si è chiusa con l’annuncio dei titoli operistici del 2020: un risultato fortemente voluto dalla Fondazione Paolo Grassi, in linea con le scelte operate dai maggiori festival internazionali e utile a una più prolungata e capillare promozione della manifestazione pugliese sui mercati turistici.
La 46a edizione del Festival si svolgerà a Martina Franca nel consueto periodo fra metà luglio e inizio agosto. Il consiglio di amministrazione della Fondazione Paolo Grassi, guidato dal presidente Franco Punzi, ha approvato nei giorni scorsi il progetto presentato dal direttore artistico Alberto Triola che è stato confermato nel ruolo insieme al direttore musicale Fabio Luisi anche per il 2020.
I titoli operistici che verranno messi in scena nel 2020 saranno: Gli amanti sposi di Ermanno Wolf-Ferrari, La rappresaglia di Saverio Mercadante e Leonora di Ferdinando Paër. Una scelta in linea con il progetto artistico pluridecennale del Festival, fra rarità e riscoperte, con il ritorno di un titolo del Novecento storico mai più ripreso in età contemporanea, e due rarità ottocentesche. A questi titoli verranno anche affiancati degli intermezzi di scuola napoletana, destinati all’iniziativa di successo “Opera in masseria” e selezionati fra le edizioni critiche preparate dall’Università degli Studi di Milano.
«Il festival martinese – dichiara il presidente Franco Punzi – si avvia verso il mezzo secolo di attività, nel segno degli insegnamenti di Paolo Grassi, alla ricerca di nuove prospettive per la divulgazione e la valorizzazione della musica e dell’opera. Rarità e ricerca scientifica, nuovi talenti e maestri di riferimento caratterizzano le nostre scelte in continuità e perenne rinnovamento, secondo una formula che anche nel 2019 ha portato a Martina Franca un pubblico internazionale qualificato e le maggiori firme della critica italiana e straniera».
Gli amanti sposi, opera giocosa in tre atti su libretto di Giovacchino Forzano, andò in scena alla Fenice nel 1925 ed è fra i meno noti lavori del compositore veneziano Ermanno Wolf-Ferrari (1876-1948). L’autore incarna il modello di operista italiano che, all’inizio del Novecento, si mostra fiducioso verso ipotesi di eclettismo comunque basate sulla tradizione: in questo caso il libretto di matrice goldoniana (Il ventaglio) e una scrittura musicale limpida che sembra risentire della lezione di Rossini.
La rappresaglia, opera buffa del compositore pugliese Saverio Mercadante (1795-1870) su un libretto rielaborato da Cesare Sterbini e Felice Romani, rappresentata in prima a Cadice nel 1829, viene proposta in prima esecuzione in età contemporanea seguendo l’edizione critica di Francesco Lora ed Elisabetta Pasquini, nel 150° anniversario della morte del compositore di Altamura. La partitura illustra i legami di Mercadante con la scuola napoletana e si può considerare come un brillante esempio di ricezione dello stile buffo rossiniano, con espliciti riferimenti al Barbiere di Siviglia e alla Cenerentola, pensato da Mercadante per il pubblico spagnolo desideroso di conoscere le novità dell’opera italiana.
La scelta di Leonora, melodramma semiserio di Ferdinando Paër (1771-1839), è legata al 250° anniversario della morte di Ludwig van Beethoven: il compositore nativo di Parma, infatti, con la sua Leonora del 1804, precede di poco il Fidelio beethoveniano di cui condivide lo spunto. L’opera ebbe fortuna sui palcoscenici europei dell’epoca (da Dresda a Parigi da Firenze a Palermo) per via di una freschezza di scrittura che in molti, dai commentatori ottocenteschi alla critica del secolo successivo, hanno sempre riconosciuto.