Si è conclusa con un grande successo di pubblico e di critica la 44a edizione del Festival della Valle d’Itria: fra i risultati più significativi l’incremento delle presenze, dovuto anche all’utilizzo di nuovi spazi come l’Atrio dell’Ateneo Bruni, con un conseguente +23% di incasso per gli spettacoli a pagamento fra i quali Giulietta e Romeo, Rinaldo e Figaro su, Figaro giù. Stesso trend per Il trionfo dell’onore, titolo della sempre più apprezzata iniziativa dell’Opera in masseria.
Altro dato che conferma l’interesse internazionale per il Festival deriva dal numero di testate nazionali ed estere accreditate quest’anno che raggiunge quota 66. Diverse le nazionalità di provenienza dei critici musicali che sono arrivati a Martina Franca dal Giappone, dagli Stati Uniti, dalla Russia e dalla Cina, oltre che dai principali paesi europei (Germania, Austria, Gran Bretagna, Francia, Slovacchia, Svizzera).
«Anche quest’anno – commenta il Presidente Franco Punzi – registro con grande soddisfazione l’ottimo funzionamento della macchina organizzativa e artistica. Va a tutti coloro che hanno collaborato col Festival il mio più sentito ringraziamento: in primo luogo al pubblico che ha accolto con entusiasmo la nostra proposta, quindi ringrazio gli artisti, chi lavora con noi da tanto tempo e chi ha iniziato quest’anno; un ringraziamento anche agli operatori della comunicazione che ci hanno sostenuto».
Alberto Triola, direttore artistico, riassume così il 44° Festival della Valle d’Itria: «Questa edizione viene archiviata dopo tre settimane di spettacoli e concerti sempre affollati, accolti con grande calore e un lusinghiero apprezzamento generale, e con punte di autentico entusiasmo. Un’edizione destinata a segnare una pagina importante nella storia del Festival a partire da un aumento delle presenze davvero significativo e segnata da una visibilità mediatica senza precedenti. È stato l’anno dell’apertura al grande pubblico, anche grazie all’ibridazione di generi, linguaggi e registri. La coproduzione con la Notte della Taranta per la rivisitazione del Barbiere di Siviglia con Elio; la compresenza del registro comico con quello serio nel sorprendente Rinaldo “napoletano” diretto da Fabio Luisi, in prima assoluta in tempi moderni; l’entusiasmo che ha accolto la riscoperta di un’opera ingiustamente trascurata come Giulietta e Romeo di Vaccaj, che ha registrato un’affluenza di pubblico mai registrata al Festival; l’alternarsi di musica di epoche e stili lontanissimi, dal Seicento al contemporaneo, con prime assolute di rilievo come quella dei Tre pezzi sacri di Giampaolo Testoni. Tutto ciò – conclude Triola – racconta un Festival che pur non rinunciando mai alla propria vocazione di ricerca culturale rigorosa e raffinata, sta dando segnali inequivocabili di apertura e di dialogo, rispondendo con sempre maggiore decisione alle sfide di un mondo che cambia rapidamente e incessantemente, e che ha sempre più bisogno di un teatro di alto profilo, in grado di coniugare tensione etica e dirompente forza comunicativa».