Cosa ne sanno loro di cosa sono Mondiali – Lo Stradone

Cosa ne sanno loro di cosa sono Mondiali

Benvenuto Messia

Lui sì che le ha viste tutte. Benvenuto Messia, classe 1932, professione fotografo con una grande passione per lo sport e la sua immancabile bicicletta, su cui continua a salire in sella nonostante i suoi anni.

Lui la Nazionale di calcio l’ha vista trionfare da lattante ai mondiali 1934 e poi da bambino quattro anni più tardi nel 1938, nella straordinaria doppietta consecutiva di Vittorio Giuseppe Luigi Pozzo, ex calciatore e giornalista e unico commissario tecnico vincitore di due edizioni del campionato del mondo.

Benvenuto ha poi esultato ai gol di Rossi, Tardelli e Altobelli nel 1982, con il Presidente Pertini che applaudiva agli uomini di Bearzot dalle tribune del Santiago Bernabéu e di cui si ricorda la memorabile partita a scopone scientifico sul volo di ritorno dalla Spagna. Poi Benvenuto ha gioito anche nel 2006, mentre Fabio Cannavaro alzava la coppa sotto il cielo azzurro di Berlino, durante una calda serata di luglio mentre nella sua Martina Franca si celebrava la festa del Santo Patrono.

A Benvenuto è toccato persino – quattro anni fa – vedere gli Azzurri di Ventura fallire la partecipazione ai Mondiali, prima di gioire per la vittoria dell’Europeo della scorsa estate per poi tornare a piangere per la disfatta della Nazionale di Mancini.

A maggio spegnerà la sua 90esima candelina ma, nonostante sia ancora uno splendido giovanotto, non sa se riuscirà a vedere di nuovo l’Italia sul tetto del Mondo.

Mattia, invece, ha due anni e mezzo e appartiene a quella generazione di figli nati durante la pandemia. A giugno compirà tre anni, nella speranza di poter festeggiare per la prima volta un compleanno con tutta la famiglia. Sono i bambini del covid, i figli dei baci negati, quelli a cui hai timore a tenere per mano quando li accompagni al parco giochi.

Il suo fratellino di cinque anni tifa per la Juve e per lui gli omini azzurri del biliardino sono la sua squadra dell’Italia. Marco e Mattia non hanno ancora visto la Nazionale di calcio partecipare a un Campionato del mondo, per farlo dovranno aspettare almeno altri quattro anni.

Cosa ne sanno dell’aria che si respira durante i Mondiali, cosa ne sanno di quanto siano luminose le “notti magiche”, dei caroselli in giro a gridare a squarciagola, dei bagni a petto nudo nella fontana della piazza principale di ogni città già alla qualificazione ai quarti di finale.

Potremmo dire loro che sia solo un brutto sogno e che l’altra sera non sia successo nulla, magari si dimenticheranno e si ricorderanno soltanto della scorsa estate, quando a Londra, Italia e Inghilterra se le suonarono di santa ragione.

Ma allo stadio di Wembley la spuntammo noi.

Ottavio Cristofaro