Il diabete o diabete mellito è una malattia metabolica, la cui insorgenza è causata da una riduzione della disponibilità di insulina, ormone prodotto dalle cellule del pancreas. Questa causa un’elevata concentrazione di glucosio nel sangue e di conseguenza uno stato noto come iperglicemia.
La comunità scientifica e l’OMS hanno cercato di stilare una classificazione internazionale ed attendibile della malattia, riportandola come segue: diabete di tipo 1 e diabete di tipo 2, diverse dal punto di vista eziologico e patogenetico, e diabete gestazionale in cui si misura un elevato livello di glucosio circolante durante la gravidanza, si verifica nel 4% delle gravidanze. In questo caso si rivolge grande attenzione all’alimentazione per limitare le conseguenze sul feto.
Il diabete di tipo 1 rientra tra le malattie autoimmuni di origine sconosciuta ma con una potenziale derivazione da fattori ambientali, genetici o infettivi ad opera di virus e batteri. Colpisce circa il 10% delle persone in età infantile o adolescenziale ed è dovuto ad un malfunzionamento del sistema immunitario che riconosce come estranee le cellule pancreatiche e le distrugge, riducendo o cessando la produzione di insulina. E’ dunque necessario che essa venga iniettata ogni giorno e per tutta la vita.
Il diabete di tipo 2 è la forma più comune di diabete e rappresenta circa il 90% dei casi di questa malattia. La causa è ancora ignota ma numerosi sono i fattori di rischio, anche se è certo che il pancreas è in grado di produrre insulina, ma le cellule dell’organismo non riescono poi ad utilizzarla. Tale condizione è definita insulinoresistenza. In genere, la malattia si manifesta dopo i 30-40 anni, e risultano maggiormente esposti i soggetti con casi di familiarità, sedentari ed in sovrappeso o sottoposti a stress fisico ecc. Per questo motivo la comunità medica si concentra su la prevenzione del diabete di tipo 2 attraverso una sana alimentazione, una corretta attività fisica, lotta all’obesità ed uso di farmaci appropriati come la metformina, ecc.
Ovviamente, definire una comune sintomatologia di insorgenza della malattia è impossibile, in quanto essa dipende dal tipo di diabete diagnosticato. Nel caso del diabete tipo 1 di solito si assiste ad un esordio acuto, spesso in relazione ad un episodio febbrile o con elevata sete (polidipsia), aumentata quantità di urine (poliuria), sensazione di stanchezza (astenia), perdita di peso, pelle secca, aumentata frequenza di infezioni. Nel diabete tipo 2, invece, la sintomatologia è più sfumata e solitamente non è possibile una diagnosi rapida. Tuttavia, i criteri per discriminare la diagnosi di diabete restano i suoi sintomi più classici come poliuria, polidipsia, perdita di peso inspiegabile, glicemia ≥ 200 mg/dl.
“Ascoltate il vostro corpo, prevenite, indagate, sappiate sentire un disturbo che bussa come può fare il diabete prima che esso entri prepotentemente nelle vostre vite”
Intervenire prima che esso degeneri è necessario, in quanto al diabete possono essere associate complicanze acute o croniche. Le prime sono più frequenti nel diabete tipo 1, per quanto abbastanza rare, possono mettere a repentaglio la vita del paziente e devono essere affrontate rapidamente e in maniera intensiva o in regime di ricovero ospedaliero nei casi più gravi come nella cheto acidosi o nell’ipoglicemia, per cui il paziente ed i familiari vanno “addestrati” appositamente. Nel diabete tipo 2 sono molto più frequenti le complicanze croniche che riguardano diversi organi e tessuti, tra cui gli occhi, i reni, il cuore, i vasi sanguigni e i nervi periferici: retinopatia, nefropatia, neuropatia, piede diabetico, modificazioni della struttura dei vasi sanguigni e dei nervi.
Obiettivi di cura risultano essere: emoglobina glicata HbA1, va misurata di norma 4 volte all’anno, glicemia a digiuno, colesterolo, pressione arteriosa, eliminazione del fumo, riduzione del consumo di alcool se non in piccole e sporadiche quantità, considerazione che qualsiasi stress (psichico o fisico) siano in grado di innalzare la glicemia e peggiorare il compenso metabolico.
Chi soffre di diabete non deve cancellare pasta, pane e dolci
Chi soffre di diabete non deve cancellare pasta, pane e dolci, dalle proprie tavole, è buona norma correggere il loro consumo, sostituirle con preparati a base di farina integrale, stabilirne le giuste quantità. Il programma di cura deve includere visite mediche periodiche dallo specialista diabetologo, secondo un protocollo individuale che tiene conto delle caratteristiche cliniche del paziente per stabilire una corretta dieta.
Dott.ssa Emanuela Saracino – Ricercatrice CNR