I carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Lecce hanno sottoposto a sequestro preventivo, con provvisoria facoltà d’uso, l’impianto di depurazione delle acque reflue civili di Martina Franca, gestito dalla societa’ Aqp s.p.a., al pari di tutti gli analoghi depuratori in territorio regionale, nonche’ lo scarico attualmente asservito allo stesso impianto, situato in localita’ “Pastore”, in un terreno di proprieta’ privata
L’indagine – coordinata dal dr. Lanfranco Marazia della procura di Taranto e condotta da personale del Comando Noe di Lecce – ha preso il via nel dicembre 2013 all’indomani dell’apertura di una vera e propria voragine, profonda diversi metri, in prossimita’ del recapito finale del depuratore nel cuore della valle d’itria, dove tuttora si osservano interi campi coltivati a vigneto sistematicamente invasi dai reflui maleodoranti a causa dell’assoluta inadeguatezza dello scarico attualmente in uso. Questo scarico e’ oggi costituito da un inghiottitoio naturale che recapita gli effluenti inquinanti del ciclo di depurazione nel sottosuolo, intaccando la salubrita’ delle acque sotterranee per effetto dell’estrema vulnerabilita’ della falda profonda in territorio carsico quale e’ quello della Valle d’Itria.
Le analisi chimico fisiche su campioni di acque prelevate dai pozzi posti in un raggio di un km dallo scarico sequestrato hanno evidenziato superamenti dei limiti tabellari per parametri quali il cloro, l’azoto totale il fosforo, i solidi sospesi e i tensioattivi anionici e totali. Si e’ cosi’ raggiunta la prova che le acque della falda profonda, che alimentano i pozzi ispezionati, risultano contaminate dai reflui provenienti da un depuratore che non funziona adeguatamente. Per tale ragione si ipotizza a carico dei responsabili di Aqp spa il delitto di avvelenamento colposo di acque destinate al consumo alimentare.
La consulenza tecnica disposta dal sostituto procuratore della Repubblica ha infatti evidenziato macroscopiche carenze imputabili al gestore dell’impianto cui e’ da ricondurre la scarsa efficienza del ciclo di depurazione e quindi la pessima qualita’ degli effluenti immessi nello scarico. Le conseguenze immediate di una tale condotta sono state quelle di avere dato vita ad un vero e proprio illecito smaltimento di rifiuti costituiti da fanghi di depurazione.
Inoltre lo scarico, privo delle previste autorizzazioni, oltre a determinare la contaminazione della falda ha anche causato un serio rischio idrogeologico, con interessamento dei terreni adiacenti alla Statale 172 Locorotondo –Martina Franca e della stessa sede stradale, su cui si osservano lesioni e fessurazioni oggetto di ulteriori approfondimenti investigativi tuttora in corso.