La sperimentazione su animali: il valore universale della vita – Lo Stradone

La sperimentazione su animali: il valore universale della vita

L’avversione per la sperimentazione animale non è un fenomeno nuovo, viene spesso accompagnato da posizioni aggressive e da un vero movimento anti-scientifico da parte degli animalisti. Fondamentale è fare chiarezza, capire la necessità della sperimentazione nella ricerca per comprendere i meccanismi sia di molte malattie, che quelli che regolano la vita.

Grazie alla sperimentazione animale sono state sconfitte malattie mortali, l’aspettativa di vita oggi supera gli 80 anni e sono inoltre aumentate le capacità di trattare farmacologicamente o chirurgicamente molti casi, basti pensare alla recente scoperta del vaccino contro l’ebola.
I ricercatori hanno il compito di esplorare i diversi ambiti della biologia e della medicina, in questo lungo percorso l’impegno per evitare i test sugli animali è sempre elevatissimo, ma non sempre è possibile interrompere l’utilizzo della metodologia migliore in attesa di un’altra che funzioni.

La sperimentazione animale è addirittura in alcuni casi imposta per legge col fine di assicurare la sicurezza dei pazienti. Tuttavia, anche per la scienza solo la sperimentazione indispensabile è eticamente giustificabile. Il Parlamento italiano nei mesi scorsi, nel recepire una direttiva europea, si è espresso contro la stessa aggiungendo forti limitazioni che potrebbero compromettere il futuro della ricerca bio-medica italiana aumentando così il divario e la competitività con la ricerca nel resto d’Europa. La legge afferma che “venga scelto il metodo in grado di fornire i risultati più soddisfacenti causando il minor dolore, sofferenza o angoscia possibile”.

A coloro che sostengono che nessuno scienziato serio utilizzi la sperimentazione animale risponderei che tutti i principali e accreditati istituti di ricerca del mondo ricorrono agli animali, e chi urla che la sperimentazione animale è inutile perché uomo e animali sono troppo diversi ribadirei che la scelta di un animale da laboratorio non è casuale, ma dipende dal livello di complessità di quella specie, da quanto la si conosce, da quanto sia “naturalmente” affetta dalla malattia che si sta studiando, da quanto un certo organo sia simile al suo corrispettivo umano (per esempio, i topi condividono con l’uomo l’85% del patrimonio genetico).

Per legge inoltre ciascun laboratorio è tenuto ad applicare la regola delle 3R: «Replace, Reduce, Refine»; rimpiazzare dove possibile le sperimentazioni animali, ridurre il numero di animali utilizzati, rifinire la sperimentazione.

La ricerca non mira ad affliggere dolore a nessuna specie vivente, nessuna vivisezione, nessun atto diabolico, la ricerca mira invece a ridurre il dolore per ogni specie vivente, nel rispetto etico e scientifico ponendo le basi per un futuro si spera migliore.

Emanuela Saracino
*Ricercatrice presso Consiglio Nazionale delle Ricerche