Incendio autobus Sud-Est. Laddomada: “Situazione insostenibile” – Lo Stradone

Incendio autobus Sud-Est. Laddomada: “Situazione insostenibile”

“Quanto accaduto nel pomeriggio con l’incendio di un autobus della Sud-Est all’altezza del bivio di San Paolo è l’ennesima dimostrazione dell’assoluta inadeguatezza di questa Azienda a gestire il servizio pubblico locale”.

È l’amaro sfogo del Consigliere Regionale, l’avv. Francesco Laddomada a seguito dell’episodio accaduto nel pomeriggio a un autobus di linea della Sud Est, proveniente da Taranto, che ha preso fuoco all’altezza dell’incrocio di San Paolo.

«L’aspetto ancora più assurdo – afferma Laddomada – stando alle prime notizie, è che l’autista aveva sostituito un altro mezzo andato in avaria a Taranto. Sono stanco di denunciare da anni una problematica che viene puntualmente ignorata a causa di intollerabili e inqualificabili connivenze, di Istituzioni che hanno preferito mettere la testa sotto la sabbia, invece che metterci la faccia e tentare di sradicare la gestione fallimentare, clientelare e vergognosa di una Azienda che invece andava tutelata e salvaguardata. Il solo pensiero che utenti a bordo del mezzo possano aver subito danni e conseguenze fa rabbrividire. Sicurezza zero, manutenzione zero, senso di responsabilità zero. La sicurezza degli operatori e dei pendolari è un optional, quando l’azienda ha la responsabilità di migliaia di studenti, lavoratori e cittadini che utilizzano quotidianamente i mezzi pubblici. La speranza è che la Magistratura continui a fare luce sulle nefandezze consumate in questi anni e che le responsabilità della governance e della politica cieca e compiacente emergano con chiarezza».

«Il mio auspicio – conclude Laddomada – è che l’azienda risanata la situazione debitoria diventi di proprietà della Regione e che gli stessi dipendenti entrino nella governance dell’Azienda. Di una cosa sono certo: gli autisti e tutti gli operatori della Sud Est hanno molto più a cuore il loro lavoro, la loro sicurezza e quella dei passeggeri rispetto ai vertici dell’azienda che, evidentemente, in questi anni si sono “occupati” di ben altri interessi, oggi sotto la lente d’ingrandimento dell’autorità giudiziaria».