“L’Arcivescovo, essendo Arcivescovo di Taranto, sempre insisteva Martina Franca Martina Franca”, con queste parole Papa Wojtyła salutò l’immensa folla di martinesi, poi un lungo e profondo applauso a sommergere quel Papa che tanta attenzione aveva rivolto alla città nel suo discorso.
Non si aspettava una Martina Franca così importante Giovanni Paolo II, e con quelle parole, 25 anni fa, concluse il suo discorso da Piazza XX Settembre, per una visita passata alla storia e capitata in un momento particolarmente significativo della vita della comunità martinese.
In ricordo di quella data, sotto l’arco di Santo Stefano, vi è una incisione a futura memoria, fatta affiggere dall’Amministrazione comunale dell’epoca e, oggi che Papa Wojtyła è diventato Santo, ostentata con ancora maggiore orgoglio.
Una visita durata complessivamente circa 34 passate tra l’aeroporto di Grottaglie, Taranto e Martina Franca. A fare gli onori di casa l’Arcivescovo di Taranto Mons. Salvatore De Giorgi, oggi Cardinale e successore di Mons. Motolese, servendosi a Martina del valido supporto organizzativo di una complessa macchina coordinata, sotto il profilo religioso, dal Vicario Foraneo Don Michele Castellana, responsabile dell’organizzazione della tappa in Valle d’Itria. Passarono dalle mani di Don Michele i capi di abbigliamento e i camici che gli imprenditori tessili martinesi vollero donare al Pontefice, assieme a tutti gli altri doni che la generosità popolare fece recapitare al Vaticano. Sempre di Don Michele Castellana era la voce che risuonava negli altoparlanti disposti in filodiffusione lungo il percorso che avrebbe compiuto il Santo Padre.
Di quella visita sono rimasti numerosi segni. Oltre alla citata iscrizione sotto l’arco nella piazza principale della città, si conserva ancora nella chiesa del Carmine la sedia che ospitò il Pontefice allo stadio Iacovone, ma il più importante segno di quella visita è l’intitolazione del palazzetto dello sport a Papa Wojtyła, una scelta maturata su iniziativa di Don Martino Mastrovito (oggi parroco a Taranto e a capo della struttura del Villaggio di Sant’Agostino) e di Don Emanuele Ferro (oggi parroco a Talsano e Direttore del settimanale Nuovo Dialogo).
Nel 1989 Martina viveva uno dei suoi momenti migliori, sotto numerosi punti di vista, fiore all’occhiello dello sviluppo nel sud Italia, spinta da un’economia forte su cui primeggiava un manifatturiero in crescita esponenziale, che aveva saputo fare del capospalla il suo punto di forza. Pochi mesi prima dalla visita del Papa, una crisi politica costrinse alla sospensione l’Amministrazione Comunale guidata dal sindaco Franco Punzi e a fare da sindaco reggente c’era Stefano Casavola.
Il Vescovo De Giorgi coinvolse attivamente nello staff degli organizzatori della visita anche l’attuale parroco della Basilica di San Martino Don Franco Semeraro, che allora era ancora a Taranto alla parrocchia di Sant’Antonio. In quello staff c’era anche Don Antonio Rubino, Mons. Di Comite e Mons. Caroli, assieme quel Don Pierino Fragnelli (addetto alla segreteria di Stato) che più tardi Papa Wojtyła volle nominare rettore del Pontificio seminario romano e oggi diventato Vescovo della Diocesi di Trapani, dopo essere passato anche da Castellaneta.
Don Franco Semeraro era nella terza auto dopo la papa mobile. Di quella giornata ricorda la corsa rocambolesca da Taranto verso Martina. In quel giorno il Papa parlò ai seminaristi di Poggio Galeso, ma chiese di fermarsi anche a salutare le monache carmelitane, in una tappa imprevista. Nel percorso che da Taranto portava a Martina Franca solo una piccola e breve esitazione allo svincolo per Crispiano-Montemesola, dove un folto gruppo di fedeli lo volle salutare più da vicino. Arrivato a Martina un fiume di gente già a partire dall’ingresso in città, nei pressi dell’ex Hotel Dell’Erba e una Corso Italia stracolma a salutare quel Papa che da vicino aveva toccato la realtà ionica visitando, nella sua permanenza in riva allo Ionio, l’Ilva, la Cittadella della Carità, l’Arsenale, la banchina del Castello Aragonese, prima della santa Messa di chiusura allo Stadio Iacovone. L’Arcivescovo De Giorgi, teneva in cura ogni minimo particolare della visita in tutti i suoi dettagli, persino in Arcivescovado nell’appartamento papale, dove fu addobbata una cappella in cui il Papa rimase a pregare alla sera, e si predispose una particolare finestra che godeva di uno straordinario affaccio su Mar Grande. Era un Papa che fiutava la città e le sue emergenze, che aveva una prospettiva a lungo respiro di questo territorio, che parlava di “ecologia umana” e che a Martina Franca parlò della necessità di una nuova semina e di un’opera di rivitalizzazione.
Tutti i dettagli di quella visita di Giovanni Paolo II sono raccolti nel volume “Una vela di speranza”, edito da Schena e curato proprio da Don Franco Semeraro. Passato alla storia il commento di Don Franco in una intervista al TG3 nazionale in cui si chiedeva un commento al discorso del santo Padre: “Un discorso papale papale”, disse Don Franco. È lui a ricordare un aneddoto accaduto durante un pranzo: il Papa si rivolse all’allora Vescovo di Manfredonia Valentino Vailati chiedendo a che punto fossero con la causa di canonizzazione per Padre Pio. Il Santo da Pietralcina fu santificato il 16 giugno 2002 proprio da Giovanni Paolo II.
Ottavio Cristofaro