E’ stato presentato a Martina Franca il romanzo “Le parole della pioggia”, premio Mulinello 2009, dello scrittore tarantino Lorenzo Laporta. Su uno sfondo dove manca una continuità spazio temporale, si innesta la vicenda narrativa di un giovane nel quale si riproducono le storie, le fughe, la ricerca della speranza, i piaceri fugaci strappati, quasi, alla vita. I dettagli sono descritti con minuzia, quasi a voler registrare, per poi “sbobinare” scampoli vocali disordinati. Perché, come lo stesso autore ha voluto sottolineare nell’incontro di presentazione, esiste uno spirito di conservazione in ognuno di noi. Lo stesso che dovrebbe portarci a sollecitare interrogativi in noi stessi sul nostro tempo, e per cui il protagonista coraggiosamente si immerge in questi frammenti di vita in una proustiana ricerca del tempo perduto, per incastrare cocci o tasselli d’esistenza destinati a perdersi nelle molteplicità dei luoghi percorsi alla ricerca della speranza, di un posto nel mondo.
L’attenzione alle sensazioni, ai pensieri, si fa viva e intensa, gli stessi luoghi percorsi sembrano suggerire la dimensione della precarietà che confonde le immagini mentali. “Mi lasco sempre più andare, sento di viaggiare su binari esterni alla mia volontà che rincorrono una meta prefissata (…) Assaporo le note del brano (…) penso al mio avvenire, scorrono nella mente immagini confuse, sbiadite, dai contorni labili, veloci, a tratti più chiare a tratti cangianti”.
Nelle pagine dell’autore si avverte il senso di spaesamento e di estraneità che accompagna il viaggio. E, ancora, la ricerca di amicizia unita al timore di essere riconosciuti nella condizione di viandante senza ancora un approdo, con addosso le cicatrici per un viaggio che ha rivelato nelle umiliazioni, nelle frustrazioni, nei sogni infranti da un sistema politico con i suoi maleodoranti tarli tutta la fatica di mettersi in gioco. Farlo, infatti, “può essere più duro di quanto si possa immaginare. E’ come spogliarsi di tutto, anche di se stessi. E’ come camminare nudi sotto la pioggia, ascoltando le parole…”.
Ed è in questa prospettiva, grazie al coraggio di credere, di osare, di camminare, d’incontrare l’alterità, che il protagonista è in grado di udire proprio le parole della pioggia. Quelle parole incomprensibili per chi non ha osato resistere, mettersi in viaggio, credere. Per chi non ha osato guardare in faccia la realtà abbarbicato a certezze costruite su poltrone di menzogne. Il protagonista sente, pensa, vede, soffre, cerca, spera, crede, vive. Ed è solo nel suo essere veramente se stesso che la luce abbaglia finalmente il suo percorso permettendogli di udire, in una allitterazione cosmica, “le parole della pioggia”. Il romanzo di Lorenzo è un libro sul coraggio. Sulla forza del pensiero. Sugli interrogativi cruciali che non possono essere elusi e in fondo sulla speranza, quella che dopo il vuoto e il buio, nasca la luce. “Luce. Tanta luce”. Il romanzo è edito dalla Digital Team sas, Fano (Pu).
Annalisa Scialpi