“Le molte opere, alcune ancora inedite, del pittore Domenico Carella, sono disseminate nelle chiese e nei palazzi della Puglia centro-meridionale e della Basilicata.
Quest’imponente corpus necessita di un catalogo scientifico ragionato per comprendere la formazione artistica e le fonti d’ispirazione di questo prolifico artista e della sua scuola nella speranza che un rinnovato impegno susciti un interesse finalizzato al restauro e alla conservazione di un patrimonio, a volte davvero esaltante e fondamentale per comprendere l’evolvere del disegno storico, caratterizzante la cultura rococò della nostra terra”.
È questo quanto è emerso dalla dotta relazione del preside Isidoro Conte di Ceglie Messapica che martedì scorso ha concluso l’Anno Carelliano, promosso dall’Assessorato ai Beni e alle Attività Culturali del Comune di Martina Franca, per ricordare il bicentenario della scomparsa del pittore francavillese, occorsa il 23 settembre 1813.
Il relatore, a completamento di quanto espresso lo scorso anno nella lectio magistralis dello storico dell’arte Lucio Galante, ha analizzato le opere del Carella, conservate a Ceglie Messapica nella Collegiata e a Massafra nella Chiesa di San Benedetto e nella Chiesa Madre e bisognose d’improcrastinabili restauri.
Il preside Conte, autore nel 1997 di una monografia sulle opere del Carella conservate nella sua città, nel corso dell’incontro ha analizzato iconograficamente i lavori presentati, proponendo corrette identificazioni delle scene pittoriche esaminate, ove si pensi, per esempio, che nella Chiesa Madre di Massafra sono presenti due grandi tempere su muro indistintamente considerate con il titolo Ultima cena (tema frequentemente replicato dal Carella e dai suoi allievi), mentre una delle due è, evidentemente, una Cena di Emmaus.
Questa e altre simili valutazioni possono apparire speciose, mentre sono rivelatrici dell’approssimazione con la quale è stata finora considerata l’opera del Carella, a proposito della quale da più di vent’anni non sono stati condotti studi scientifici.
Il Comune di Martina Franca, pertanto, ha voluto rinnovare l’interesse per questo pittore, che ha lasciato gran parte della sua produzione nella città in cui ha vissuto, coinvolgendo per prossime azioni tutti i comuni in cui si conservano opere del francavillese.
“L’anno carelliano è stato di stimolo a tutti, in modo particolare agli studiosi per un bilancio critico storiografico su Domenico Carella. Per questo voglio ringraziare Umanesimo della Pietra e tutti gli studiosi che hanno dato il loro contributo al rilancio dell’attenzione sul pittore morto due secoli fa a Martina Franca. Mi auguro che nei prossimi anni ci sia una convergenza delle varie Amministrazioni comunali e di privati per giungere ad un catalogo sulle opere dell’artista pugliese e meridionale”, dichiara l’assessore per i Beni e le Attività Culturali, Antonio Scialpi.