Se per la maggior parte degli abitanti di Martina Franca sabato 30 maggio è stato un altro inizio di fine settimana votato al mare e al sole, per 43 “ospiti” della cittadina questa data ha sancito definitivamente l’inizio di un calvario.
Sono arrivati a novembre, 101 giovanissimi provenienti dal Corno d’Africa, dall’Eritrea, dalla Somalia, dal Burkina Faso, ma anche dal Bangladesh e dall’Afghanistan. Un gruppo variegato, che è arrivato sulle coste di Lampedusa segnato dalla paura della guerra, della fame e delle persecuzioni politiche. E poi un altro viaggio, che ha avuto come ultima tappa Martina Franca e un centro di accoglienza per richiedenti asilo (CARA), allestito all’interno di un albergo tre stelle. L’assistenza offerta dalla Croce Rossa (prevista da una convenzione con la Prefettura di Taranto) che per sei mesi si è spesa per questi ragazzi, ha però una data di scadenza: il 30 maggio. Senza soldi, senza casa, senza cibo e senza punti di riferimento: è questa la situazione che 43 rifugiati, rimasti a Martina Franca, si ritrovano ad affrontare da quella data.
Una situazione che Emergency – che ha una rappresentanza locale nel gruppo territoriale della Valle d’Itria – non si sente di ignorare. Da 15 anni impegnata nella promozione di una cultura di solidarietà, di pace e di rispetto dei diritti umani, Emergency accoglie e sostiene le iniziative avviate dalla CGIL di Martina Franca per trovare, insieme alle istituzioni locali e regionali, una soluzione adeguata al problema.
Perché non ci si può sentire non responsabili del destino di 43 uomini che, senza nessun intervento da parte della comunità, ritroveremo ad elemosinare ai semafori e che finiranno col dormire per strada. Perché non si possono appoggiare politiche create ad arte per dimostrare l’assunto che l’immigrato crea disagio e che i rimpatri forzati tutelino la nostra nazione. Perché immigrazione non significa disordine, ma accrescimento, ricchezza, risorsa, futuro.
“Riserva una buona accoglienza agli stranieri, perché un giorno anche tu sarai straniero!”: un consiglio che ad oggi, dopo i migranti respinti in Libia, il pacchetto sicurezza approvato dal Parlamento e le polemiche per l’avversità dimostrata dal Governo nel costruire una società multietnica, assume più i caratteri di un monito.
Emergency fa proprie queste parole e dimostra con i fatti che negare l’idea di un paese multiculturale è una follia. Nel 2006 apre a Palermo un Poliambulatorio per garantire assistenza sanitaria gratuita ai migranti (con o senza permesso di soggiorno) e alle persone residenti in stato di bisogno. Un centro d’eccellenza che offe servizi di medicina di base, ma che ha tra gli ambiti di intervento anche odontoiatria, ginecologia, oculistica, grazie alla collaborazione gratuita di oltre 50 medici. Dall’inizio delle attività a oggi, il Poliambulatorio di Emergency a Palermo ha effettuato più di 20.000 visite ambulatoriali, mostrando appieno che l’unico modo giusto e civile per fare medicina è garantire a tutti la miglior assistenza possibile, senza distinzione alcuna riguardo a colore della pelle, sesso, convinzioni politiche, religiose o culturali, nazionalità o status giuridico.
Perché, racconta una vignetta di Vauro, per stare al mondo non serve permesso di soggiorno.