FESTIVAL DELLA VALLE D’ITRIA – La donna serpente, opera-fiaba di Alfredo Casella inaugura il 40° Festival della Valle d’Itria, venerdì 18 luglio, ore 21:00, atrio del Palazzo Ducale. Tratta dall’omonimo dramma di Carlo Gozzi, autore a cui il genere operistico deve capolavori come Turandot e L’amore delle tre melarance, entrambe opere assai vicine, per spirito e temperatura drammatica, alla Donna serpente.
La Donna Serpente tenne occupato Casella per tre anni prima dell’andata in scena al Teatro Reale di Roma il 17 marzo 1932. Il musicista precisò i9 criteri seguiti durante la stesura: scelta di un soggetto calato nel mondo irreale, fantastico, dal momento che l’opera sarebbe già di per sé un genere anti-realistico, prevalenza assegnata alla musica. L’intera partitura pullula di reminiscenza, manipolazioni, travestimenti stilistici, nel gusto del pastiche coltivato con naturalezza da Casella. La Donna Serpente si presenta come un’antologia di testi visitati, introiettati con eclettica voracità e fatti propri dall’autore. Casella e Gozzi riportano l’opera italiana nel regno della più assoluta libertà creativa, emancipando l’ispirazione da vincoli e costrizioni di maniera; il risultato è tutto in una limpidezza esemplare, che rimanda al nitore degli albori del melodramma, al gusto del “recitar cantando”, alla sapienza della scrittura vocale, che gioca con la tecnica dell’abbellimento e della variazione. Nella Donna serpente l’elemento fiabesco convive con la Commedia dell’Arte, il divertissement di ascendenza rossiniana con l’elemento solenne e sacrale caro al melodramma italiano ottocentesco, mentre la struttura ricercata e complessa di alcune scene riporta alle spericolate architetture barocche, progenitura dichiarata per l’elemento fantasmagorico essenziale nell’opera.
In altri termini, Casella si dichiara erede della grande e plurisecolare tradizione musicale italiana e ne distilla una sintesi che genera elementi creativi pienamente autonomi e originali. Si è detto “tradizione musicale”, e non “melodrammatica”, in quanto – proprio come in Rossini, e in genere in tutto il Belcanto italiano – protagonista assoluta in Casella resta la componente musicale, ponendosi dichiaratamente il dramma e i personaggi – frutto di irrefrenabile fantasia – al servizio della stessa.
Una brillantissima fantasmagoria musicale, quindi, che ben si presta a segnare i festeggiamenti – simbolici e non – di un Festival che al Belcanto italiano si è da sempre votato.
Il progetto culturale verrà valorizzato dalla presenza sul podio di un direttore della statura di Fabio Luisi, che ha accettato di celebrare l’importante anniversario del Festival onorandolo della sua presenza.
Lo spettacolo sarà affidato all’estro del regista Arturo Cirillo, tra i più ammirati talenti teatrali italiani di oggi, affiancato dai suoi collaboratori di sempre: Dario Gessati per le scene e Gianluca Falaschi per i costumi. Allo stesso collaudato team creativo il Festival deve uno degli spettacoli più riusciti degli ultimi anni, Napoli milionaria del 2010.
La lunga locandina prevede la partecipazione, a fianco dei protagonisti che dovranno garantire le necessarie doti vocali – e attoriali – richieste dalla complessa partitura (Angelo Villari, Zuzana Markovà, Vanessa Goikoetxea, Domenico Colaianni, Carmine Monaco), di diversi giovani talenti, alcuni dei quali usciti dall’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”, significativa testimonianza dell’importante lavoro fatto negli ultimi anni in termini di ricerca e investimento.