Non è un caso se nei titoli degli ultimi due film italiani premiati agli Oscar ci sia il termine “Bello” a fare da padrone. Il segreto del successo è nella bellezza, perché sarà la bellezza a salvare il mondo. Lo sapeva Benigni ne “La vita è bella”, lo ha riscoperto Sorrentino ne “La grande bellezza”.
Nessuno può parlare di bellezza meglio di noi italiani. Nel suo monologo sanremese Maurizio Crozza ne ha fatto un’apologia, di quella che diventerà una scena cult che passerà alla storia della televisione italiana.
Per questo, ai francesi, la vittoria italiana agli Oscar non è proprio andata giù, e via fiumi di inchiostro tra le colonne dei giornali e dei quotidiani d’oltralpe.
Se solo riscoprissimo il senso delle nostre bellezze, la capacità di quanto sappiamo fare, l’eccellenza delle nostre idee, la visione delle nostre menti. Se solo riuscissimo a mettere da parte ogni pensiero di campanile, ogni teoria autolesionista, ogni bruttura contrapposta al bello. In sostanza l’evoluzione dal pensiero monade a quello collettivo, attribuendo un nuovo senso alle cose che facciamo.
“Il sesto senso” è quello su cui sta fondando la sua ricerca Donato Carrisi nel suo nuovo programma in onda nella prima serata del sabato sera su Rai 3. La cura di ogni dettaglio, dalla scenografia alle luci, dal linguaggio agli abiti, e poco importa se per la critica televisiva il prodotto editoriale di Carrisi è risultato come un déjà vu, perché la cosa realmente importante è aggiungere sempre qualcosa di nuovo, di buono, di bello.
Come bello è stato il duetto Rubino-Molinari sul palco dell’Ariston, bello per la sua carica emotiva, per coinvolgimento, per musicalità.
In Italia, come nelle nostre città di periferia, dovremmo riscoprire il senso del bello, l’orgoglio della nostra ideantità, la forza dello stare insieme e nel fare squadra, facendo della bellezza il nostro punto di forza. Il nostro orgoglio.
Solo noi italiani possiamo farlo.
o.cri.