A mandare in gara l’appalto dei rifiuti ci aveva provato anche il commissario prefettizio. Prima di lui il sindaco Franco Palazzo il quale, nonostante i suoi oltre 40 assessori in quattro anni, non è mai riuscito a farsi una maggioranza che gli votasse i provvedimenti. Molti di quei consiglieri dell’allora maggioranza sono oggi all’opposizione e definiscono strategico il nuovo appalto dei rifiuti.
Ma il nuovo appalto non era strategico anche allora?
L’attuale appalto risale ormai a 20 anni fa e risulta scaduto dal 2003, da allora è entrato in regime di proroga negli anni e per tutto il corso delle amministrazioni Conserva e Palazzo. Eppure delle precise direttive non consentivano la proroga degli appalti scaduti. Cade l’amministrazione Palazzo e nel luglio del 2011 arriva il commissario Calvosa il quale blocca il regime delle proroghe e con una sorta di deroga stabilisce a tariffa fissa il rapporto con la Tradeco, quest’ultima avrebbe continuato a prestare il proprio servizio in attesa di mandare in gara quanto prima il nuovo appalto.
Da lì si apre un grande dilemma. La prima questione che si aprì era di natura politica: è possibile che a definire un provvedimento così strategico per una città debba essere un commissario? Forse sì, visto che le amministrazioni non erano riuscite a farlo. Oppure forse no, perché un commissario non dispone della legittimità politica sancita dalle elezioni, nel rispetto del principio che il potere appartiene al popolo il quale elegge i propri rappresentanti.
Il commissario Calvosa, proprio lui mandato dal prefetto, non poteva certo consentire il perpetrarsi del regime delle proroghe, ma al tempo stesso non poteva certo lasciare i rifiuti in strada. Da qui il senso di quella sorta di deroga provvisoria che stabilisce un rapporto temporaneo con la Tradeco e nel frattempo assegna all’ing. Ceppaglia l’incarico di redigere la bozza del capitolato, da lasciare in eredità di approvazione alla nuova amministrazione che si sarebbe di lì a poco insediata.
Da quel momento in attesa del nuovo appalto il Comune deve riconoscere alla Tradeco una tariffa fissa, soggetta in via esclusiva agli adeguamenti Istat, per una somma di circa 400 mila euro al mese. Ecco spiegato perché la somma da corrispondere annualmente alla ditta fornitrice dell’attuale servizio rifiuti è stabilita su base fissa, totalmente svincolata quindi dalle singole voci di spesa che compongono il piano finanziario.
Il resto è storia recente.
I nuovi appalti non si possono più fare se non prima approvati in sede dei nuovi Aro, che nel frattempo si sono costituiti. A questo si è aggiunta l’incertezza del governo centrale, che prima chiama i comuni a predisporre i bilanci sulla base delle previsioni di introito della nuova regolamentazione Tares, ma che poi consente l’applicazione della Tarsu, salvo poi capire cosa succederà il prossimo anno e quale nuovo nome prenderà.
Ora ci prova l’Amministrazione Ancona a lanciare la sfida per il nuovo appalto, aprendo la discussione alla città. Il prossimo venerdì 22 novembre a Palazzo Ducale (Sala Consiliare) alle ore 17.00 il nuovo Piano Industriale dei Rifiuti su cui questa Amministrazione sta lavorando, insieme al Consorzio Nazionale di Imballaggio (Conai), verrà sottoposto all’attenzione della cittadinanza.
È il primo passo, in attesa di compiere tutti gli altri.
Ottavio Cristofaro