Il problema randagismo in questi ultimi mesi sembra aver toccato uno dei suoi picchi massimi in città, tanto che la discussione è stata oggetto anche di una interpellanza in Consiglio Comunale, oltre ad essere argomento privilegiato nelle discussioni sui social network. Ma è l’intera Puglia ad essere interessata dal problema, ponendosi ai vertici (negativamente) a livello nazionale.
Il Combinato disposto dalle leggi regionali 12/95 e 26/2006 impone ai Comuni di assicurare i cani prima di sterillizzarli, microchipparli e reimmetterli nell’ambiente. Pertanto è evidente che la ratio legis è nell’uso del canile sanitario come luogo di degenza del cane sterilizzato, mentre il canile rifugio è luogo di accoglienza per gli esemplari più pericolosi. I canili dunque sono luoghi di passaggio nella vita del cane, il cui ambiente naturale resta invece quello dal quale esso proviene (luogo dell’accalappiamento). Lo stesso combinato disposto impone ai Comuni, qualora non avessero il canile (a Martina esiste sia il canile sanitario che il rifugio) o qualora i propri canili fossero saturi, di utilizzare esclusivamente i canili dislocati su territorio provinciale, che per quello che riguarda la provincia di Taranto risultato tutti indisponibili, in quanto risultanti saturi oppure sottoposti a sequestro. Quando un cane viene accalappiato, bisogna indicare il canile di destinazione o se ne prevede la reimmissione nell’ambiente post intervento di sterilizzazione e degenza nel canile sanitario.
Poiché il quadro normativo è il seguente, che spazio di discrezionalità ha un comune?
Alla domanda risponde l’assessore all’Ambiente, Stefano Coletta: “Ho incontrato sia i vertici Asl regionali e sia interessato alcuni consiglieri regionali della questione, affinchè si possa andare incontro alle esigenze dei Comuni, sempre più oberati dal problema e impossibilitati a prendere qualsiasi iniziativa in merito. Apprendiamo inoltre – dice ancora Coletta – che la prevenzione di alcune patologie bovine, su disposizione del Ministero competente, impedirà fino a dicembre l’apporto dell’ASL veterinaria tarantina al problema randagismo, in quanto il personale sarà impegnato in questa attività”.
Sempre secondo l’assessore Coletta “I risultati potranno vedersi a medio e lungo termine. Solo una deroga alle leggi regionali in materia di randagismo può consentirci di togliere i cani più pericolosi dal centro urbano. Va inoltre aggiunto che l’assenza di politiche sul randagismo ha incancrenito il problema, poiché il canile è stato abbandonato a se stesso, ed oggi stiamo studiando tutte le forme per recuperare la struttura e, soprattutto, nessuna pratica di sterilizzazione è stata avviata, arrivando oggi a soffrire un forte disagio sociale”.
Negli ultimi 6 mesi sono stati sterilizzati 43 cani. L’ultimo intervento sul randagismo risale al 1998, quando fu costruito il canile comunale. Tutto questo è costato tantissimo alla cittadinanza in termini di disagio sociale, ma anche in termini economici, in quanto il contenzioso per danni da cani randagi è gravosissimo e i capitoli di spesa per il canile sono in costante aumento (da 150 mila a 200 mila euro).
o.cri.