Si chiama empatia ed è quel sentimento che ci consente di comprendere pienamente lo stato d’animo altrui di diventare tutt’uno con l’altro, di condividere sentimenti, pensieri e emozioni.
È il sentimento che dovrebbe essere alla base della Chiesa, che Papa Francesco ha saputo cogliere facendone il tratto distintivo del suo pontificato. Si è parlato proprio della figura di Bergoglio nel corso di un incontro dal titolo “Un Papa di nome Francesco” tenutosi nella Sala degli Uccelli di Palazzo Ducale a Martina Franca. A relazionare il giornalista Raffaele Luise (Rai), decano dei vaticanisti, invitato dall’Assessore alla Cultura Tonino Scialpi. Tra i suoi libri “Dubbio e mistero. A colloquio con Norberto Bobbio” (Cittadella, 2004), “Cenacoli di resistenza. Quando i contemplativi delle diverse religioni del mondo pregano per la pace” (Cittadella, 2004), “Chiedi alla sabbia. Sulle tracce di Charles de Foucauld” (Cittadella, 2007).
La figura di Papa Francesco raccontata con estrema umanità da chi lo ha visto da vicino e ne conosce le sue abitudini, perché il confine tra uomo e istituzione è troppo sottile.
Papa Francesco aveva detto di volere il contatto diretto con la gente, senza troni e vetri di protezione e in occasione dell’ultima Giornata Mondiale della Gioventù è stato accontentato proprio sulla spiaggia di Copacabana, a Rio de Janeiro, dove il Pontefice si è trovato immerso in una folla gigantesca, circa un milione di persone, che l’ha visto sfilare sulla Papamobile lungo il celebre lungomare, per quasi un’ora.
“L’ho visto impegnato a ‘parare’ ogni tipo di oggetto che veniva lanciato sulla sua automobile dai tanti fedeli, ma è stato lui a volere così”, ha raccontato Luise.
Ma il vaticanista Luise azzarda anche un dato del 20% di incremento di presenze nelle parrocchie alla messa domenicale dal nuovo pontificato, ovviamente un numero da prendere con le pinze. Quella di Bergoglio è una figura carismatica, nonostante sia impegnato in un ruolo estremamente delicato: quello di riformare il governo centrale della Chiesa, riaprendo l’agenda del Concilio e mettendosi nella prospettiva di Giovanni XXIII. Riformare la Chiesa per abbracciare l’uomo, perché si abbandoni l’ambito dell’autoreferenzialità spingendosi nella direzione delle periferie, che non sono solo quelle geopolitiche dei confini terrestri, ma che guardano davvero agli ultimi, ai più deboli, a quelli che evangelicamente sono definiti i “poveri”. Attorno a questi argomenti ha concentrato la propria attenzione Raffaele Luise nel suo intervento, parlando anche delle difficoltà che si vivono all’interno di un Vaticano “in cui ai tanti uomini santi spesso se ne affiancano tanti altri logorati dal potere” con un riferimento positivo anche per la figura e il mandato del predecessore Benedetto XVI, suo malgrado in questi ultimi giorni al centro della cronaca per alcune dichiarazioni che avrebbe detto in riferimento alla sue dimissioni del pontificato.
“Si faccia attenzione – dice Luise – si tratta di presunte dichiarazioni che manifestano come a volte anche noi giornalisti ci prestiamo a scopi che sono diversi dal racconto della realtà”, con una riflessione sul ruolo dell’informazione e della responsabilità che riveste nei confronti della massa, dell’opinione pubblica e quindi della società.
“Nei discorsi di Papa Francesco, invece, è la misericordia il termine più ricorrente” – dice Luise – parlando anche delle gravi conseguenze di un “liberismo selvaggio con il quale occorre che la Chiesa si confronti specie nelle zone più povere della Terra”, ma parlando anche di come oggi esistano anche nei Paesi più industrializzati numerosi gap tra le popolazioni. È la tecnologia a creare nuovi divari tra le popolazioni, con il rischio (concreto) di assegnare il ruolo di unica verità assoluta al “tecno logicismo”, una vera e propria idolatria del denaro che ha portato alla creazione di nuove povertà con l’illusione che si possa costruire denaro con il denaro e che porta a concepire il valore e i diritti della persona in relazione al suo possedere le tecnologie più moderne.
Raffaele Luise è anche autore del libro “Raimon Panikkar – Profeta del dopo domani” che verrà presentato nei prossimi giorni a Locorotondo. Un volume che rappresenta il diario spirituale di Raimon Panikkar, rivisto da lui stesso prima della morte, e frutto dei molti colloqui privati tra lui e Raffaele Luise, suo amico personale nonché giornalista Rai evaticanista. Il testo trascina in un emozionante incontro con la storia, la vita e il pensiero di uno dei più grandi personaggi del Novecento.
Ottavio Cristofaro