Quello con Roberto Saviano a Martina Franca è un incontro in grande stile che l’Amministrazione Comunale di Martina Franca – Assessorato alle Attività Culturali con il Presidio del Libro di Martina Franca e la Regione Puglia stavano organizzando da diverso tempo.
Una location, quella dell’atrio dell’Ateneo Bruni, insolita per ospitare eventi di questo tipo, piena di gente incuriosita dall’autore di “ZeroZeroZero” e dell’ancora più celebre “Gomorra”.
A fare gli onori di casa lo scrittore martinese Mario Desiati, assieme all’assessore alla Cultura Tonino Scialpi.
Si è parlato di mafia, e questa è già una notizia, non affrontata come un fatterello in formato didattico e neppure nella classica versione romanzata tipica degli scrittori. Si è parlato della situazione pugliese, con il ritorno alle pistole nella guerra tra i clan, come alcuni episodi di cronaca stanno testimoniando.
Sbagliato dire che in Italia c’è la mafia, non perché non sia vero ma perché – secondo Saviano – “bisogna parlare della gente che si impegna nella lotta per sconfiggerla, bisogna parlare dell’impegno del nostro Paese, del lavoro quotidiano dei magistrati, delle forze dell’ordine”.
Perché il rischio concreto è quello di lasciar passare il messaggio che l’Italia è un Paese mafioso, ma non diciamolo all’estero perché sarebbe una cattiva pubblicità! Saviano definisce “omertoso” questo comportamento, perché “non è tacendo che si sconfigge la mafia, anzi facendo l’esatto contrario”. Per lo scrittore campano si combatte raccontando le storie di tante vite spezzate e cadute nell’oscurità di un dimenticatoio, parlando ai giovani e dicendo che esiste un altro mondo possibile.
Poi c’è la delegittimazione , e a Saviano è capitato spesso: “è un’arma potente, perché non parla ai nemici, ma peggio ancora si rivolge ai tuoi amici” dice Saviano. In pratica è come se chiedesse “ma tu davvero credi a costui, nonostante…”. Quel nonostante che mette il sottolineato alle contraddizioni che appartengono a ognuno, caratteristica che pur essendo tipica della natura umana ne evidenzia i tratti salienti della delegittimazione.
Come nella più vecchia delle tecniche oratorie l’obiettivo è quello di mettere in ridicolo l’interlocutore, privandolo del suo ruolo, svuotando di senso ogni suo contenuto, senza mai entrare nel merito delle cose, ma conservandosi sempre in superficie. Ne era gran maestro Cicerone nell’antica Roma e Saviano oggi lo sa bene, tant’è che ammette di essersi sentito dire spesso: “Se la mafia avesse voluto ti avrebbe già fatto fuori”.
A Martina Franca, Saviano, è riuscito a riempire l’atrio del Tito Livio, tra martinesi e forestieri, ma il pensiero con il quale si chiude la serata è riservato alla forza di un’idea, alla forza delle parole, alla potenza di un testo (come lui dice spesso, ndr). Ma vuoi vedere che gli ideali esistono davvero? E un’altra domanda assale il pubblico, tant’è che il suo amico Desiati non può esimersi dal farsi portavoce “chi te la fa fare?” dice in dialetto martinese. Non una risposta chiara, solo una testimonianza concreta.
“Lascio Martina Franca – ha scritto su Facebook – è stata una serata delicata e intensa al contempo. Questa terra continua a nutrirmi d’emozione, bellezza e dignità”. Mentre “vita, luce e libertà” sono le tre parole che Saviano ha lasciato sul librone degli ospiti che l’assessore Scialpi gli ha fatto firmare. Il sindaco Franco Ancona, invece, ha consegnato allo scrittore la pergamena del Privilegio concesso alla Franca Martina da Filippo D’Angiò.
Ottavio Cristofaro