Secondo report annuale sulle attività del Centro Diurno e del CRAP – Lo Stradone

Secondo report annuale sulle attività del Centro Diurno e del CRAP

MARTINA FRANCA – Questo secondo Report relativo al 2012, il primo di una intera annualità visto che lo scorso anno il resoconto non poteva che riguardare il solo secondo semestre 2011, richiede una attenzione particolare in ragione del fatto che il Paese sta vivendo la più grave crisi economica del dopoguerra con il rischio di conseguenze gravi sulla tenuta sociale, con evidenti ripercussioni sul sistema di Welfare, sull’occupazione e sulla mantenimento dello stesso sistema di piccole e medie imprese, da sempre punto di forza dell’economia italiana. Si registra il progressivo impoverimento di strati della popolazione inimmaginabili, il cosi detto ceto medio e il diffondersi quindi di nuove povertà e nuove forme di disagio che si aggiungono a quelle tradizionali.

SCARICA LE SLIDE IN POWER POINT

L’area nella quale operiamo con prevalenza, la salute mentale, risente, ovviamente, di questa diffusa condizione umana di incertezza, di sofferenza, di precarietà. L’aumento dei suicidi, aimè, è uno degli aspetti che ne attesta la gravità della situazione.
E’ opportuno pertanto considerare la complessiva positività dei dati che emergono da questo elaborato con la consapevolezza e la responsabilità che il momento richiede da parte di tutti gli operatori del settore.
Positività che si evidenzia sui diversi aspetti che caratterizzano le pratiche dei servizi: dal lavoro con gli utenti , all’integrazione con gli operatori del Servizio Pubblico , alla costruzione/adesione di reti sul territorio fino alla “salute” del gruppo di lavoro.

Il lavoro con gli utenti evidenzia una significativa condizione di benessere delle persone seguite effetto di relazioni più soggettivanti e di un lavoro sul coinvolgimento e sulla mentalizzazione delle azioni e delle attività che si svolgono: non è tanto importante il numero di attività che si attuano quanto il modo con cui le realizziamo e il grado effettivo di coinvolgimento della persona.

Gli operatori, hanno adottato da subito una metodologia centrata sulla personalizzazione dell’intervento con il relativo strumento di valutazione mentre quest’anno hanno aderito convintamene ai principi della recovery. Si conferma l’importanza fondamentale della strategia a forte integrazione con gli operatori del Servizio Pubblico attraverso la quale è possibile offrire al paziente una risposta non frammentata e contraddittoria che avrebbe effetti negativi sulla sua ripresa e in generale sull’equilibrio della persona.

Le iniziative con la scuola, con le associazioni, con i ragazzi e con il vicinato documentano un’idea di salute mentale comunitaria e non sanitarizzata mentre si avvia con le istituzioni comunali un percorso di collaborazione attraverso il progetto: Orti di città, ovvero l’affidamento al C.D. di un’area urbana praticamente in abbandono e che si è inteso ripulire e valorizzare.

Non mancano ovviamente punti di debolezza ed aree tematiche che richiedono una analisi attenta, nuovi percorsi e nuove progettualità. Il tema del lavoro ovvero la sua carenza è un tema sensibile peraltro accompagnato da una lunga riflessione critica su esperienze non certo riproponibili come il controverso impiego di borse lavoro o di lavoro finto; il tema dei percorsi evolutivi della residenzialità che richiedono l’implementazione di progetti centrati sull’abitare supportato, sulla ricerca di soluzioni altamente personalizzate. Una progettualità, quest’ultima, da costruire sul territorio, con creatività, utilizzando le risorse disponibili, condivisa con il Servizio Pubblico e fin dove possibile senza oneri aggiuntivi per l’Azienda.

I temi della semiresidenzialità riguardano la ricerca di nuove strategie, nuove pratiche e progettualità finalizzate alla maggiore consapevolezza delle persone seguite. Il gruppo attraverso il costante critico interrogarsi sulla aderenza delle attività alle effettive esigenze e sensibilità della persona ricerca una dimensione che vada oltre il laboratorio di intrattenimento.

E’ importante allora che cresca nei singoli operatori quella cultura cooperativistica sinonimo di protagonismo, autodeterminazione e responsabilità che determinano in ogni gruppo di lavoro quel valore aggiunto fondamentale al nostro agire trasformativo nella comunità.

Giuseppe Salluce – Presidente della Cooperativa “Progetto Popolare”
(premessa al report)