Il Parco delle Gravine istituito su iniziativa della Giunta Vendola dopo 20 anni di attese e di rinvii con la legge regionale 18/2005, è da alcune settimane messo in discussione dai sindaci, Confagricoltura e cacciatori che, facendo leva sull’infelice formulazione della Legge, prevede la possibilità dei proprietari dei terreni di fare richiesta di uscita dall’area Parco. Le richieste di esclusione dal parco hanno raggiunto finora il 27% della superficie, circa 7000 ettari, ma il TAR Lecce, nella sentenza n. 463/09 dello scorso 11 marzo, ha sostenuto la richiesta della Regione Puglia respingendo l’assurda posizione della Confagricoltura e dei sindaci che chiedevano l’estromissione dei richiedenti e l’autorizzazione alla caccia all’interno del parco. Le aree di maggior pregio naturalistico, anche se in alcuni casi private, non possono essere sottratte al Parco che altrimenti svilirebbe le finalità per cui è stato con fatica costituito.
Richiesta assurda quella dei Sindaci di consentire la caccia anche in area parco secondo Francesco Tarantini, Presidente Regionale Legambiente. Questa posizione oltre a far venir meno una delle prerogative della stessa istituzione del parco, e cioè la tutela e la riproduzione di specie faunistiche altrimenti a rischio di estinzione, causata dall’antropizzazione del territorio, si pone in netto contrasto con la legge quadro n. 349/92”.
LEGAMBIENTE è consapevole che il rilancio delle aree protette passa soprattutto dalla riapertura di un proficuo dialogo con le autonomie locali, le Regioni e i cittadini, capace di costruire un percorso virtuoso per cui il parco non sia più percepito come un freno e un vincolo per i settori produttivi come l’agricoltura, ma faccia comprendere appieno che solo la protezione di zone di interesse comunitario rappresenta una straordinaria opportunità per ottenere finanziamenti dai Piani di sviluppo rurale. Non comprendiamo, quindi, come in Puglia ci si sia accaniti contro il sistema dei parchi (Gravine e Ofanto) nella convinzione, sbagliata, che la crisi dell’agricoltura sia causata dai Parchi, che in realtà rappresentano la risposta per risolvere i problemi di un settore che in Puglia significa qualità e futuro”.
Il Presidente del Circolo Legambiente “Valle d’Itria” Silvio Laddomada, non comprende inoltre la posizione favorevole alle richieste di uscita dall’area Parco assunta in questa circostanza dall’Amministrazione Comunale di Martina Franca, tenuto conto che la quasi totalità della perimetrazione riguardante questo territorio interessa la fascia dell’altopiano carsico murgiano che degrada verso lo ionio, dove sono presenti estese coperture boschive, siti di interesse comunitario, geositi dell’era cretacea, grotte e aree archeologiche già sottoposte a vincolo (compreso quello idrogeologico) sulle quali, quelle del Parco delle Gravine si sovrappongono. La fronda anti-parco organizzata da alcuni politici, sembra piuttosto finalizzata a strumentalizzare a fini elettorali gli agricoltori che, ancora una volta, dimostrano la loro incapacità di riconoscere nelle azioni di valorizzazione del territorio l’unico volano possibile per il rilancio dell’agricoltura ormai in ginocchio.