Un detto di Oscar Wilde recita “date alle donne occasioni adeguate ed esse possono far tutto”. Oggi le donne dimostrano sul campo le proprie abilità, destreggiandosi tra ostacoli e criticità per conciliare carriera e vita privata con tanto “savoire faire”.
L’8 Marzo ha radici lontane. La ricorrenza fu istituita in ricordo di quanto accadde nel marzo del 1908, quando le operaie della fabbrica tessile Cotton di New York decisero di rinchiudersi all’interno dello stabilimento in cui ogni giorno si ritrovavano a lavorare, in segno di protesta nei confronti delle pessime condizioni in cui erano costrette a svolgere la loro attività. Tra di esse non vi erano soltanto americane, ma anche numerose donne che avevano raggiunto gli Stati Uniti in cerca di fortuna, tra queste anche delle italiane. Durante i giorni dello sciopero scoppiò un incendio che causò purtroppo la morte di molte di loro.
Fine triste ed ingiusta per coloro che non desideravano altro che rivendicare i propri diritti, che purtroppo ad oggi in numerosi casi restano ancora disattesi e delusi.
Così per sottolineare il coraggio dimostrato dalle operaie di New York è stata istituita la ricorrenza dell’8 marzo, ma nel corso dei decenni si è trasformata nell’esaltazione di un’immagine piuttosto “frivola e leggera” della donna, in cui la maggior parte di noi difficilmente tende a riconoscersi.
Le lotte del passato sono probabilmente servite a ben poco, se si tiene conto che al giorno d’oggi in Italia, nel mondo del lavoro, “la parità” tra uomini e donne è ben lontana dall’essere una realtà.
Per non parlare degli episodi di violenza, spesso domestica, e di sfruttamento che ogni giorno non cessano di fare notizia tra le pagine dei giornali.
Non mi piace la “Festa della Donna” intesa così, con il rituale che nell’8 marzo si regala il ramo di mimosa, o che vi saranno donne che organizzeranno cene “per solo donne”, spogliarelli maschili “per solo donne”. La lista di questi atteggiamenti superficiali e futili potrebbe continuare a lungo.
Questa non è una “festa”, bensì una ricorrenza. Al pari di quelle per i Diritti dell’infanzia, i Diritti Umani, la Memoria, la “Giornata della Donna” ha una matrice ben precisa che nulla ha a che vedere con mimose, pizzerie e locali notturni.
Poi in Italia e nel mondo, ultimamente, non vi è molto da festeggiare!
Nel lavoro le donne sono sottopagate, ricoprono cariche inferiori rispetto agli uomini, svolgono lavori part-time, non per scelta loro, e spesso vengono licenziate. In politica poi ci sono le cosiddette “quote rosa”. Esse sono un insulto alle donne poiché, dietro queste parole, una non sa se ricopre il ruolo per meritocrazia oppure perché bisognava rispettare la quota.
Le donne bisogna festeggiarle sempre, 365 giorni all’anno, non solo l’8 marzo, perché loro sono il sale della vita. Donne come me, che vivono e palpitano e che hanno negli occhi la certezza di essere uniche: umili, tenaci, testarde, fantasiose, sensibili, complicate, vere, sempre innamorate e sofferenti, disposte a qualsiasi sacrificio, siamo la musa ispiratrice del mondo!
Non arrendiamoci, teniamo sempre alta la dignità, preziosa virtù, che appartiene a noi esseri umani e “donne”.
Maria Cristina De Vita