Non ci sono soldi per le forze dell’ordine e le macchine della Polizia sono ferme. Una su tre, con punte di una su due a Torino. Ma ogni città è in difficoltà.
A Milano mancano 600 agenti, 257 auto sono ferme perché mancano i fondi per le riparazioni. E le violenze sessuali sono il 50 per cento in più rispetto a Roma. A Parma in questura mancano anche i soldi per le pulizie. A Palermo le auto guaste sono 140, e così quelle sul territorio sono state dimezzate: da 25 a 12, che si riducono a sei nel turno di notte in una città con un milione di abitanti, e la mafia. A Torino, invece, la banca dati interforze funziona in modo sporadico rendendo difficoltosi il rilascio dei passaporti, i permessi di soggiorno e i controlli delle targhe. A Bari il 50 per cento degli automezzi è fermo.
L’elenco della sicurezza al collasso in Italia è lungo, e non si ferma qui. A lanciare un nuovo allarme, ieri, è stato il presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati, all’indomani dell’ultima violenza sessuale subita da una studentessa di 14 anni. L’attacco alla politica della sicurezza del governo Berlusconi questa volta viene dal Nord. Ed è Penati a sfidare in casa il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, che, presentando qualche giorno fa il dl antistupri, ha indicato proprio Milano – e i suoi City Angels – come modello per regolamentare le ronde. “Chiedo al prefetto – tuona il presidente della Provincia – di convocare il comitato sicurezza invitando anche Maroni per parlare di adeguamento organici”. “Se non arriveranno nuovi agenti – è la sua minaccia – chiederò al sindaco Letizia Moratti di organizzare una manifestazione in città”.
Il controllo dell’ordine pubblico, per Penati, “non è di destra, né di sinistra”. “Ma il centrodestra – ricorda Enzo Letizia, del sindacato funzionari di polizia – ha sfruttato il sentimento di insicurezza fra la gente promettendo di stanziare più soldi per le forze dell’ordine. Una volta al governo, però, non s’è fatto scrupolo di tagliare alla voce ‘ordine e sicurezza pubblicà 254 milioni per il 2009, 270 per il 2010, e 480 per il 2011. Un miliardo nel triennio”.
Una autorevole conferma a questo drammatico quadro – che contraddice il governo che parla di aumento di fondi – del resto, arriva dagli stessi uffici del Viminale. E’ la Direzione centrale per le risorse umane del dipartimento pubblica sicurezza, questa volta, in una recente circolare, a invitare tutte le questure d’Italia a risparmiare sui costi delle indagini in quanto “la decurtazione degli stanziamenti per il capitolo delle missioni è stato, per il 2009, particolarmente rilevante”. Il questore di Palermo, a causa di queste “progressive e consistenti riduzioni delle risorse finanziarie determinata dalla politica di rigore del governo”, è stato costretto a fissare, per le indagini antimafia, un tetto mensile di spesa per missioni di 33 mila euro.
Fonte: La Repubblica