Microsoft ci riprova: dopo il tentativo fallito di comprare Yahoo!, Steve Ballmer e soci stanno mettendo a punto un nuovo motore di ricerca per colpire Google dove fa più male. Battezzato Kumo, il nuovo servizio è attualmente accessibile soltanto ai dipendenti Microsoft ma la sua esistenza, e la possibilità che diventi presto il motore ufficiale di Redmond, sono state confermate dai vertici della compagnia.
Secondo un documento interno diffuso dal blog “All Things Digital” del Wall Street Journal, Kumo aspirerebbe a essere un motore di ricerca “semantico”, in grado cioè di comprendere frasi, domande e relazioni tra le parole. “A dispetto dei progressi fatti in questi anni, il 40% delle richieste fatte ai motori di ricerca resta senza risposta”, sostiene Microsoft. “Questo e altri dati ci dicono che gli utenti spesso non trovano ciò che cercano nei motori di oggi”.
Al momento non è possibile verificare se la tecnologia alla base di Kumo sia all’altezza di queste premesse. Di concreto finora da Microsoft sono trapelate solo alcune schermate che documentano la grafica estremamente semplificata (in stile Google, si direbbe) del motore. D’altra parte, non è la prima volta che la compagnia tenta di entrare, con tutta la sua potenza di fuoco, nel business delle ricerche: già nel 2006, il colosso di Redmond aveva lanciato il motore “Live”. L’anno scorso aveva offerto 47,5 miliardi di dollari per comprare Yahoo!, il principale concorrente di Google.
Kumo è solo l’ultimo atto della guerra a distanza tra i due colossi dell’informatica. Il mese scorso, Google si è unito all’indagine dell’Unione Europea contro Microsoft per abuso di posizione dominante nel mercato dei browser (Google è recentemente entrata in questo settore con un suo software, chiamato Chrome). Microsoft potrebbe rispondere per le rime se la giustizia americana darà seguito alla denuncia di un piccolo motore di ricerca che ha recentemente accusato Google di pratiche anticoncorrenziali.
Il mercato dei motori di ricerca è nettamente dominato da Google, con una fetta del 63 per cento. Microsoft deve accontentarsi dell’8,5 per cento, preceduta da Yahoo! con il 21 per cento.
Fonte: La Repubblica