Suore liberate: “Siamo come resuscitate” – Lo Stradone

Suore liberate: “Siamo come resuscitate”

Le loro prime dichiarazioni arrivano dall’ambasciata italiana di Nairobi dove sono state condotte: «Siamo state trattate bene, volevano solo i soldi», hanno raccontato suor Caterina Giraudo e suor Maria Teresa Olivero subito dopo il loro rilascio. Peraltrom il ministro degli Esteri Franco Frattini si è affrettato a precisare che non è stato pagato alcun riscatto né è stato effettuato un blitz.

Peraltro sulla dinamica della liberazione delle due missionarie trapela ben poco. Il ministro ha spiegato come alla liberazione non si sia arrivati con un’operazione armata, ma con un «paziente e discreto lavoro del nostro sistema di intelligence». E non a caso, ha ricordato ancora il ministro, l’Italia aveva chiesto espressamente alle autorità locali di non compiere alcun blitz perché «sarebbe stato troppo pericoloso».

Escluso dunque anche il pagamento di un riscatto, anche se tra le ipotesi circolate nelle scorse settimane per sbloccare la situazione, ci sarebbe stata anche quella, sotto forma di beneficenza, di elargizioni di denaro. «Io parlo un poco somalo – ha detto suor Caterina dopo 102 giorni di prigionia – e parlavamo abbastanza amichevolmente. Liberandoci ci hanno resuscitate». «La fede ci ha aiutate, senza la fede non ce l’avremmo fatta», ha detto dal canto suo suor Maria Teresa che ha anche voluto «ringraziare il Santo Padre che ci è stato tanto vicino».
Suor Caterina (67 anni di Boves, in provincia di Cuneo, da 35 missionaria in Kenya) e suor Maria Teresa (61 anni, di Centallo, sempre nel Cuneese, che operava nella stessa area da 25 anni), appartenenti al movimento contemplativo missionario «Charles de Foucault», erano state sequestrate nella loro «casa»» di El-Wak, piccolo villaggio all’estremo nord-est del Kenya, quasi al confine con la Somalia, da decine di uomini armati.
E la gioia per la liberazione di Suor Caterina e di suor Maria Teresa è esplosa, alla stregua del tifo calcistico, a San Rocco Castagnaretta (Cuneo) con caroselli di auto e inni di gioia. Nel piccolo centro ha, infatti, sede la comunità alla quale appartengono le due religiose.
Fonte: Il Tempo