EDITORIALE – Festa patronale conclusa (come conclusa è ormai anche la Festa del Carmine) e come ogni anno si tentano di tirare le somme.
A quanto si percepisce dagli umori in circolazione, con particolare riferimento ai social network, questi sembrerebbero la maggior parte assumere una connotazione positiva circa l’esito dell’organizzazione comunale. Di percezione si tratta, quindi ogni valutazione andrebbe presa con le dovute cautele, ma in ogni caso varrebbe la pena di chiedersi le ragioni sociali.
In fondo nulla è cambiato rispetto alle passate edizioni, rispetto a quando primo cittadino era Franco Palazzo. Sostanzialmente nulla, se non la nuova amministrazione comunale.
Ad eccezione di una disastrosa e sfortunata edizione, in cui la passata gestione targata Palazzo seppe esprimere il peggio di se stessa, rea di gravi errori di valutazione sulla reale portata della festa, trascurando tutta una serie di aspetti legati all’ordine pubblico, all’igiene cittadino e alla gestione del flusso di visitatori e commercianti (abusivi compresi, ndr), dopo quella volta il sindaco Palazzo si impegnò in prima persona per prendere gli opportuni provvedimenti riuscendo, in parte, a tamponare le necessità di un evento di non facile gestione, come la festa patronale appunto.
Anche il sindaco Palazzo si rese conto che bisognava “mettere mano” alla festa, in termini di riorganizzazione, progettazione e pianificazione.
In termini di sostenibilità è sufficientemente evidente che un evento di così grande portata risulta essere ormai abbastanza improponibile per tutta una serie di fattori, di cui purtroppo spesso ci si accorge troppo tardi, senza dimenticare ogni tipo di disagio per i residenti del quartiere.
Lo sa bene il sindaco Ancona, ma lo sapeva anche Palazzo e probabilmente anche i loro predecessori, però “mettere mano alla festa” significa sempre e comunque scontentare qualcuno. È il classico caso in cui “come la fai la sbagli”.
Una soltanto dovrebbe essere la linea guida, quella che appartiene alla filosofia sociale e alla buona politica: la strada dell’interesse comune, laddove si stabiliscono gerarchie di intenti, priorità di argomenti e applicazione di scelte (coraggiose) il più delle volte impopolari nella percezione dell’immediato.
Non esiste una sola soluzione problema, esiste soltanto la possibilità, in termini di opportunità, di ristabilire i concetti di dignità e vivibilità, di cui la nuova amministrazione sostiene, fino ad ora solo a parole, di farsi promotrice. Basta chiederlo all’ex sindaco Martino Liuzzi il quale, seppur con la gran dose di enfasi dei toni con i quali è solito intervenire, ha posto delle questioni importanti, di ordine pubblico, di sicurezza, di viabilità, di vivibilità e – aggiungiamo noi – di civiltà.
Basta chiederlo agli operatori del soccorso del 118, alle forze dell’ordine, ai volontari della Croce Rossa, a quelli del Sermartina, ai distributori di carburanti della Piazza, agli anziani del quartiere, ai malati costretti ad essere allettati, ai dializzati costretti a raggiungere l’ambulanza trasportati su una barella sotto il sole e tra le bancarelle, e così via… Basta chiedere a loro. Si tratta di una festa, è vero, ma per queste categorie e per tante altre, questa festa non è festa.
Altro che città europea, come vorrebbe il sindaco Ancona. Occorre che la politica cittadina inizi a programmare da subito cosa fare per il prossimo anno, alla ricerca della soluzione migliore.
Questa nuova amministrazione potrebbe farlo davvero il cambiamento, ci sono le idee, ci sono le potenzialità. Ora ci devono dimostrare che ci sono anche gli uomini capaci di farlo.
Ottavio Cristofaro