I primi 300 anni della Festa di San Martino – Lo Stradone

I primi 300 anni della Festa di San Martino

“Nel 1712, era di luglio, la città accolse con immensa gioia e unanime partecipazione la reliquia di San Martino: fu un evento che rimotivò la gente , ridiede speranza e fiducia. Si apriva il Settecento martinese, il secolo d’oro per la città”.
Con queste parole ha voluto aprire la festa patronale il Rettore della Basilica Mons. Franco Semeraro. “La speranza per un presente tutto da rimodellare ci stringe oggi intorno al Patrono. Gli faremo la stessa festa, cammineremo con Lui”.
Si tratta della 300esima festa estiva di San Martino, la prima con il nuovo Arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro. Era luglio del 1712 quando la reliquia di San Martino giunse in città e da allora la festa patronale venne spostata a luglio, esattamente 300 anni fa.
Una festa quest’anno resa ancora più ricca grazie alla presenza, in questi giorni, della tiara di Leone XIII esposta pubblicamente in Basilica, ma anche perché ospite d’onore dei festeggiamenti e delle celebrazioni martiniane sarà l’Arcivescovo di Tours Mons. Nicolas Bernard Aubertin.
Ricco il calendario di iniziative e di eventi, ancora più ricco grazie alla presenza di ospiti illustri, per approfondire i temi cari alla dottrina sociale della Chiesa. Tra questi: il bene comune, la destinazione universale dei beni, il principio di sussidiarietà, la partecipazione, il principio di solidarietà, i valori fondamentali della vita sociale: la verità, la libertà, la giustizia. Alcuni dei nomi degli ospiti che spiccano per “I Giorni della Tiara”: Francesco Paolo Casavola, presidente emerito della corte costituzionale, Luciano Violante già presidente della Camera dei deputati, Alessandro Profumo, presidente del Monte Paschi di Siena, don Cosimo Semeraro, Segretario del Pontificio Comitato di Scienze Storiche.
Nel frattempo proprio Alessandro Profumo, presidente del Monte dei Paschi di Siena, ha tenuto qualche giorno fa una lectio magistralis: “Bisogna ritrovare un racconto positivo del sistema europeo – ha detto – perché non conviene a nessuno, né tantomeno alla Germania, far saltare l’euro: il 60% delle loro esportazioni è verso gli altri stati membri dell’Unione, se si dovesse tornare alle singole divise nazionali il loro export crollerebbe”
Ha parlato di sprechi nella spesa pubblica: “Va bene – ha detto – ma bisogna mettere mano alla polpa, rinunciare ad alcuni servizi che la collettività non è purtroppo più in grado di permettersi. Il nostro è un buon sistema sanitario, nonostante i suoi difetti: ma incidere sulla polpa significa che qualcuno di questi ospedali dovrà chiudere, causando per forza di cose disagi e problemi. Sta all’abilità dei politici ridurre al minimo questi problemi, creare un piano”.

Ottavio Cristofaro