L’essenziale è invisibile agli occhi, non si vede bene che col cuore direbbe il Piccolo Principe. L’essenziale tante volte si nasconde in cose piccole, fatte però con amore e delicatezza, con quella tenerezza che può sconvolgere molto di più di una tormenta di neve e di pensieri negativi. In un periodo dove si parla solo di un’economia che sembra triturare le aspettative delle persone, che toglie sogni, c’è chi i sogni li insegue da ben vent’anni. Un ventennio vero, pieno di aspettative, di immagini che la memoria rimanda con tutto il loro contenuto di sorriso, di lacrime, di progetti realizzati e di altri da portare a termine. La carità abita sempre presso la soglia del cuore. Una porta, quella del cuore, che tante volte non apriamo nonostante sentiamo che bussi in tutta la sua forza, in tutta la sua determinazione. A migliaia di chilometri di distanza un sogno si è realizzato, un verbo quale quello dell’amore si è fatto carne. Sì, un verbo di cui non sappiamo declinare tutte le sfumature, che non individuiamo sempre con coraggio e profondità. Nella quotidianità di un gennaio che in Italia faceva notare la presenza di discussioni dal profilo amaramente economico, segnate da spread in risalita, un unico spread davvero diveniva il differenziale fra l’intenzione di amare e quello di realizzarlo. Certo, un piccolo esempio di controtendenza, costruito dalla bellezza della carità, dalla bellezza degli occhi dei poveri. Il Perù non è che una parte dell’Italia ormai, Callao non è altro che una parte della parrocchia di S. Antonio da Padova di Martina. Bambini adottati a distanza in questi venti anni tantissimi, così come tantissimi i sogni divenuti realtà di famiglie che finalmente hanno avuto un sostegno per vivere, esempi di piccola imprenditoria locale, momenti di gioco e di ponti di amicizia fra popoli. Tutto questo per l’impegno di don Dino Lepraro, infaticabile portatore di acqua nel villaggio assetato di prospettive di Callao, vicino Lima, la capitale del Perù. Tantissimi bambini di vent’anni fa ora studenti e studentesse all’università pronti a rinnovare con forza quel mondo che li ha visti nascere in condizioni spesso deprimenti e deridenti la dignità umana. Lo ricorda con affetto al suo ritorno don Dino, come la cosa che fa riconoscere la bontà di un progetto dai frutti che porta. La dignità umana, quella di cui i filosofi parlano fino allo sfinimento, la scopri quando incontri chi ha adottato un bambino a distanza. Sì. Perché adottare un bambino oggi è difficile per ogni famiglia, ma è anche vero che pochissime centinaia di euro in un’altra parte del globo sono un tesoro prezioso. Senza allontanare un bambino dalla propria famiglia, ma facendolo rimanere nella propria terra. Un esempio di costruzione del bene comune, in maniera alternativa e forte. Per tante famiglie che hanno adottato il proprio bambino/a peruviano, lì nelle terra di Callao, non si avrà mai la fortuna di conoscere di persona l’adottato, se non vedendone le foto, le lettere accorate spedite di volta in volta. Ma questo è l’esempio di un invisibile che diviene visibile. L’aiuto di tante persone, anche non solo parrocchiani, ma ormai da tutta Italia, si propaga invisibilmente per divenire visibile luce in una parte del mondo. Non lo diresti mai. Un progetto di venti anni, fatti di strade percorse con coraggio, con tante prospettive divenute reali. La scelta dei poveri. Questo è il segreto! Il povero è sempre l’opzione fondamentale per ogni recupero della dignità umane. Povertà di chi mangia spesso la polvere, di chi non ha possibilità di vivere come il nostro opulento mondo occidentale. Il Perù dall’altra parte del mondo lo scopri nel respiro affannato di chi corre per le strade della periferia di Lima, magari calpestando solo polvere e non asfalto, nelle case che solo ultimamente hanno una valenza di accoglienza vera, di bambini contenti di scoprire che qualcuno li ama davvero. Don Dino lo senti nella passione che ha per queste terre lontane, al di là del Giordano verrebbe da dire biblicamente, dove il deserto sembra inghiottire. E anche nel deserto fiorisce, anche lì piove, anche lì la capacità della fede accende la speranza della carità. Callao 20 anni fa aveva le facce sconvolte di chi sentiva il peso di una situazione contingente pesante, con pochi servizi igienici, con tutti i mali di una zona depressa economicamente e socialmente. Eppure appena è giunta la possibilità di risollevarsi è diventata un’oasi bella e vera, fatta di progetti da sognare ancora. Un’apertura ad gentes che lo meraviglia, come una fede sempre capace di conquistarti. Praticamente ogni anno la missione si ravviva, con tante opere di carità. Numeri da capogiro per una piccola realtà di adozioni a distanza. 1000 bambini adottati negli anni, alcuni ora adulti, venti seminaristi aiutati con borse di studio per coltivare la propria vocazione, una piccola esperienza di laboratorio tessile, un Polivalente per le famiglie e le necessità della comunità con tanto di centro medico e scuola materna. Un’oasi di bellezza nelle strade del mondo, un momento di cuore che non soffre di crisi, una verità che non richiede altro che farsi riconoscere.
Antonio Cecere