La Regione Puglia ha promosso un bando regionale (scadenza a metà marzo) per l’inclusione sociale di persone svantaggiate. L’obiettivo principale è favorire l’inserimento lavorativo, per almeno 12 mesi, di ex detenuti, disabili, ex degenti psichiatrici, minori a rischio, donne sole con figli, mettendo a disposizione 10 milioni di euro (5 milioni del Fondo sociale europeo, 4 milioni di fondi statali e 1 milione di risorse regionali). I 45 ambiti sociali territoriali (aggregazioni di Comuni per la gestione unitaria del sistema locale dei servizi socio-assistenziali e socio-sanitari), attraverso lo strumento del piano sociale di zona, possono realizzare un percorso di coprogettazione con le imprese sociali. Tra i principi che animeranno i progetti l’accrescimento dell’autostima e lo sviluppo della “consapevolezza del proprio progetto di vita”.
“Un bando interessante”. Il bando è soprattutto mirato a favorire persone “che già in maniera ordinaria sono marginalizzate rispetto a percorsi di reinserimento socio-lavorativo: di questi tempi mi sembra una misura adeguata”, dice Gianfranco Visicchio, presidente regionale di Confcooperative. “Il fatto che il 70% delle risorse sarà destinato a queste persone significa che sarà possibile coinvolgerne un migliaio in Puglia. Il restante 30% andrà alle azioni di accompagnamento, tutoraggio e orientamento” da parte delle organizzazioni che si candidano a promuovere i percorsi di reinserimento. Un’innovazione sta nel fatto che “i destinatari sono le persone fisiche”, con il “coinvolgimento del tessuto produttivo locale”. “L’azione della cooperazione sociale – prosegue – non è di accoglienza di persone nelle cooperative sociali di tipo B, ma di utilizzo del know how per favorirne l’inserimento in altri contesti produttivi”. Significherà che “per un anno avremo ridotto il disagio economico e sociale delle persone” e delle loro famiglie. “È uno strumento – precisa – che si deve integrare con azioni già in essere nelle programmazioni di Comuni e piani di zona; a Comuni e ambiti spetta la promozione degli interventi e la verifica della coerenza di questi con la programmazione del piano di zona. Se gli attori pubblici e del privato sociale sono bravi, il rischio che siano interventi a termine si riduce”. Le aziende, inoltre, per assumere possono “accedere ad altre misure regionali”. “Il bando è calato su esperienze già realizzate”; la più significativa è del Comune di Bari, “dove si sono prodotti i risultati più importanti”.
Innovazione metodologica. Per evitare possibili difficoltà di applicazione nei Comuni meno attrezzati la Regione non trasferirà le risorse ai Comuni, “ma invita le cooperative sociali, i consorzi, gli enti di formazione a presentare idee progettuali”. I Comuni,da parte loro, devono “verificare la coerenza di queste proposte con i piani di zona: questa – secondo l’esponente di Confcooperative – è un’innovazione metodologica interessante”. Se c’è un rischio “è quello della sostenibilità finanziaria da parte delle organizzazioni”. I destinatari di tirocini e borse lavoro, infatti, saranno pagati mensilmente; “mi aspetto – auspica Visicchio – che Regione riesca a essere celere nell’erogazione dei contributi”, altrimenti saranno le organizzazioni ad anticipare gli stipendi.
Perplessità sui piani di zona. “Mi sembra che l’impostazione del bando sia buona; soprattutto in un momento di crisi come questo, mi sembra giusto pensare ai temi dell’esclusione sociale per tentare di ridurre le situazioni di povertà”, dichiara don Maurizio Tarantino, delegato regionale della Caritas, che subito dopo si chiede: “È stata mai fatta una verifica seria di come stanno andando i piani sociali di zona in Puglia?”. A fronte di una “intuizione buona”, il timore “è che non ci sia una lettura vera e approfondita del territorio”. “Ho la sensazione – riprende – che molti piani di zona non stiano funzionando a dovere” e, “talvolta, i bisogni a cui rispondere siano più quelli di qualche cooperativa che delle persone”. La stessa concertazione nel piano di zona, in più casi, “è piuttosto debole anche dal punto di vista scientifico”. Per don Tarantino, inoltre, “sarebbe utile che, una volta assegnate le attività ai vincitori dei bandi, si avesse un monitoraggio in itinere e finale delle cose fatte”. Per un bando “così importante vorrei che si verificasse una corrispondenza tra esigenze e progetti realizzati”. “Ci sono sempre più famiglie che non arrivano alla seconda settimana – riconosce il sacerdote – e che si rivolgono alla Caritas addirittura perché viene loro interrotta l’erogazione dell’acqua. A queste persone non si può rispondere con le poesie!”. “Mi fa un po’ ridere – continua – che i bandi regionali siano cosi alti per contenuti, però quando c’è da dimettere un degente, il Comune mi chiama perché non ha soldi per aiutarlo”. Tutto ciò “non può durare a lungo”. “La mia perplessità – evidenzia – è che stiamo volando alto, rischiando di perdere il contatto con i bisogni più spiccioli”, dal momento che “i Comuni non hanno le risorse economiche per fronteggiare la povertà quotidiana”.
Fonte: Agensir