Delusione. È la parola giusta nell’indicare come Martina Franca si diriga verso la prossima tornata amministrativa con le scarpe, detta alla Jovanotti, piene di sassi. Sassi che la appesantiscono a dismisura, complice l’incapacità di nuove idee che non sappiano di già visto. Le voci che circolano sono quelle di nomi vecchi in “capasoni” nuovi, per usare la saggezza contadina. I novelli capasoni, le nostre liste partitiche, segnano il passo.
Martina non è nuova a tali scempi culturali e partitici. La nostra vita cittadina si sta profilando con la tanto bella novità di un UDC che, a sentire le voci è figlia dell’uscita da altri ambiti partitici. Una sorta di “Carluccieide” (la celebre soubrette Carlucci da PDL ora in Udc) in salsa martinese. Una salsa che però è fatta sulle mancanze di fondamenta forti. E qui ritorna la lontana questione dei cattolici in politica. Domanda che rispecchia i distacchi che a livello nazionale esistono. E come ben sappiamo la presenza tenace di poteri oscuri che sembrano manovrare da fuori il nostro Paese, quantomeno economicamente, sono anche qui. Poteri forti capaci di inserirsi nel tessuto sociale. Non è difficile respirare un’aria di disfattismo. Manca la coerenza di essere cristiani veri, seri, senza compromessi. Meno male c’è qualcuno che ancora sa che cosa sia la sanità. Lì altro che dimensioni bioetiche. Si deve cominciare dall’abc della sussidiarietà, del welfare. Meno male che qualcuno vede alla Valle d’Itria in maniera ampia. Meno male che i dibattiti virtuali spesso divengono discussioni in piazza. Ma non nascondiamoci.
Il martinese è “capa tosta” si dice: voterà di nuovo il già visto perché il cambiamento non avverrà senza un disastro economico stile Taranto. Ci piangiamo addosso eppure abbiamo una città bellissima, con le sue viuzze, le sue n’chiostre, basta leggere il numero ultimo di Umanesimo della Pietra per capirlo.
Una speranza forte, vera, per il nostro territorio potrebbe venire dal nuovo Vescovo. Benigno Papa finora ha dato una sterzata a modelli politici non consoni alla gestione della cosa pubblica. Il nuovo Vescovo, provenendo da una dimensione quale quella brasiliana di contraddizioni, di culture diverse dalla nostra ma con la fermezza che solo chi segue la linea di Comuninione e Liberazione può avere, credo spaventerà i nostri bravi politici cattolici di salsa nostrana. Già adusi ad attaccare i prelati per parole dette a margine di una processione, pronti subito a sedersi in prima fila nelle manifestazioni che contano, ora dovranno fare i conti con una novità. Già Benigno Papa puntava alla conoscenza dei valori cristiani in politica, ora con Filippo Santoro bisognerà ancora di più rigare dritto. Fare davvero il bene della gente, senza se e senza ma. Di certo nelle nostre parrocchie si sta spesso addormentati ma un orecchio è teso a capire cosa accade intorno. A molti fa comodo che il cattolico voti turandosi il naso. Ebbene, Martina ha bisogno del confronto, di idee nuove, di passione civica. Se una palma è colpita dal punteruolo rosso anche il martinese è colpito dall’immobilismo di anni di malgoverno, di stanchezza amministrativa.
Nelle sezioni odierne dei partiti i giovani sono preparati come si faceva in anni non lontani da noi quando le sezioni martinesi dei partiti, Dc e Pci in primis, erano pieni di idee e dibattiti?
Ci sono i figli, tristi, della vecchia politica in facce nuove ma che pensano come prima. Puoi tagliare dovunque ma il carattere della non eloquenza della politica odierna è vittorioso.
Quello che dovremmo augurarci? Una ventata di cittadinanza attiva, di dibattiti pubblici. Senza timori di essere derisi. Perché chi ha paura del dibattito in piazza è sconfitto in partenza. Possiamo sognare insieme una Martina a misura di persona? O ci mancano le persone?
Antonio Cecere