Festa e preghiera si uniscono inscindibilmente per le strade di Madrid. Una speranza per il loro Paese e una testimonianza al mondo intero: sono i 567 giovani giunti in Spagna dalla Terra Santa per partecipare alla Giornata mondiale della gioventù, accompagnati del vicario patriarcale per Israele e coordinatore per la pastorale giovanile, mons. Giacinto-Boulos Marcuzzo.
Angola. “Per me era importante partecipare e ho risparmiato tutto l’anno per poter venire a questa Gmg”, racconta al SIR Lucia Caretinho, giovane angolana che, con il suo gruppo, prima di arrivare nella capitale spagnola è stata in Portogallo e nella diocesi di Siviglia, “dove abbiamo avuto un’accoglienza ottima”. La giovane nota che ci sono “molte differenze tra il modo di vivere la fede in Europa e in Africa: per esempio qui abbiamo visto solo persone di una certa età andare in chiesa”. Ma allo stesso tempo giudica questa esperienza, a cui nessuno del gruppo aveva mai partecipato prima, “il meglio che potesse capitarmi, perché qui incontri tanti giovani che non parlano la stessa lingua ma che si capiscono tramite il linguaggio dell’amore”. Nel cuore e nelle preghiere Lucia porta anche il suo Paese: “Per fortuna la guerra è finita 9 anni fa, le persone erano stanche ed esauste, oggi si guarda al futuro e l’Angola sta crescendo nelle strutture e nell’economia”.
Mauritius e Venezuela. Un centinaio di giovani è la rappresentanza delle Isole Mauritius, arrivati per “rinforzare la nostra fede e il messaggio del Papa”, spiega il ventottenne Yannick Casquette. “Prima di giungere qui – prosegue – siamo stati in udienza da Benedetto XVI a Castel Gandolfo: è stata un’emozione indescrivibile, come se ci bruciasse un fuoco nel cuore”. Sono invece in 5 mila i venezuelani. “Solo da Maracaibo siamo arrivati in 140, tutti alla prima esperienza”, affermano Jesus Cortes, 21 anni, e Ciro Marquez, 16. Tutti molto giovani, alla Gmg cercano “una crescita della fede e la possibilità di conoscere coetanei di tutto il mondo, con le loro culture ma la comune fede”. “Ricordiamo ciò che Giovanni Paolo II diceva ai giovani – prosegue la ventenne Maria Alvarado – e adesso vediamo in papa Benedetto, un grande papa teologo, la continuazione di quel messaggio”.
Gran Bretagna. Tanti sono i giovani inglesi che camminano per le strade di Madrid avvolti nella loro ‘Union jack’. “Siamo qui con un orgoglio ritrovato – affermano Luke Matthews e Paschal Uche, della diocesi di Westminster (Londra), 18 anni il primo e 28 il secondo – e per questo dobbiamo dire grazie a Benedetto XVI che nella sua visita, a settembre del 2010, ci ha fatto riscoprire la nostra identità cristiana e cattolica. Il messaggio che lanciò a noi giovani fu quello di lavorare per essere strumenti di Dio e crescere nella santità. Ci ha chiesto di non accontentarci di seconde scelte, ma scegliere di aiutare il povero e l’affamato. Il desiderio di giustizia e di solidarietà gridato da molti nostri coetanei in queste settimane in Inghilterra non ci è estraneo, ci è estranea invece la violenza che condanniamo”.
Svezia. “Tanta gioia” ma anche “tristezza e preoccupazione” sono i sentimenti che albergano nel cuore di Gitelle Sharro. La giovane viene dalla Svezia, dalla diocesi di Stoccolma, ma la sua famiglia è di origine libanese-siriana: il suo pensiero e le sue preghiere vanno per i giovani della Siria, di cui “molti sono stati uccisi – dice – vivono in un Paese dove purtroppo non c’è democrazia né libertà”. Sharro racconta che in Svezia, dove è immigrata con la sua famiglia quando aveva pochi mesi, “i cattolici sono una minoranza, solo il 4-5%, ma a parte questo è una società fortemente secolarizzata”. “Questa è la mia prima Gmg – aggiunge – e ho deciso di venire perché quando sono nel mio Paese vado a messa e poi torno a casa, ma non posso parlare con nessuno dei miei valori e della mia fede”, mentre qui “incontro tanti altri giovani con cui posso parlare e condividere i miei sentimenti”.
Kuwait. Sono un piccolo gruppo e rappresentano un piccolo Paese. Ma è significativa quanto entusiasta la presenza alla Gmg di 60 giovani del Kuwait, giunti a Madrid dopo il gemellaggio con la diocesi di Valencia. “Siamo venuti – raccontano – per incontrare Benedetto XVI e vivere un’esperienza di fede a fianco di giovani che vivono in altri Paesi e differenti contesti”. Hanno tra i 21 e i 25 anni, e per molti di loro questa è la prima Gmg alla quale partecipano. Guardando alla situazione incandescente in diversi paesi del Medio Oriente, si dicono “fortunati” e richiamano l’importanza di “coltivare la pace nel proprio ambiente affinché questa si possa propagare tutt’intorno”. Non si lamentano della situazione religiosa del Kuwait, ma chiedono di non pubblicare i loro nomi. “Abbiamo diverse chiese – spiegano – dove pregare, però non possiamo mettere la croce all’esterno”.
Turchia e Siria. In Plaza de Cibeles, durante la messa di apertura della Gmg di Madrid, la bandiera che sventolava più alta era quella turca. A tenerla con orgoglio il 28enne di Mersin Abdo Deveci, che al SIR rivela: “Siamo poco più di 50 da tutta la Turchia ma con noi ci sono anche don Andrea Santoro e mons. Luigi Padovese, nostri patroni per questo pellegrinaggio. La Gmg di Madrid per noi che viviamo in un Paese a larghissima maggioranza islamica rappresenta un ‘pieno’ di fede per andare avanti nella nostra quotidianità”. “La nostra presenza qui – dichiara il giovane – vuole anche ribadire la volontà di dialogo, fatto non tanto di parole ma di gesti d’accoglienza, verità, riconciliazione e perdono. Quello che ci hanno insegnato con la loro vita sia don Andrea sia mons. Luigi”. Poco distante dai giovani turchi un gruppo di siriani di Aleppo e Damasco: “Vogliamo solo pregare” affermano due giovani che tengono la bandiera nazionale, “niente di più. Scusateci”.
Fonte – AGENSIR