È “Storia della mia gente” di Edoardo Nesi, edito da Bompiani, il libro che si è aggiudicato il 65° Premio Strega. Nulla da fare per lo scrittore martinese e direttore editoriale della Fandango Libri (Mondadori) Mario Desiati che con il suo “Ternitti” concorreva alla vittoria finale con altri 5 finalisti.
Un quarto posto che lascia l’amaro in bocca, ma che comunque apre ampie prospettive future per uno scrittore che con i suoi poco più che trent’ani ha già dimostrato di potersi sedere al tavolo tra i big della scrittura contemporanea.
Desiati ha sempre dimostrato grande attaccamento alla sua terra non perdendo occasione per citarla nelle sue numerose interviste, in ragione del fatto che le sue opere sono costantemente ambientate proprio in terra di Puglia, molte delle quali traggono spunto da contesti e situazioni della sua città: Martina Franca.
Anche il suo “Ternitti”, dopo “Il Paese delle spose infelici”, diventerà il soggetto di un film.
Il libro vincitore, quello di Edoardo Nesi ha ottenuto 138 voti. I risultati finali degli altri classificati presenti in cinquina sono: La vita accanto (Einaudi) di Mariapia Veladiano con voti 74; L’energia del vuoto (Guanda) di Bruno Arpaia con voti 73; Ternitti (Mondadori) di Mario Desiati con voti 63; La scoperta del mondo (nottetempo) di Luciana Castellina con voti 45.
Si segnala inoltre che a Desiati sono state assegnate le preferenze dei voti collettivi da parte dell’ “Istituto Italiano di Cultura di Helsinki.
Sul sito di Bompiani la trama “ufficiale” di “Storia della mia gente” di Edoardo Nesi:
“Storia della mia gente racconta dell’illusione perduta del benessere diffuso in Italia. Di come sia potuto accadere che i successi della nostra vitalissima piccola industria di provincia, pur capitanata da personaggi incolti e ruspanti sempre sbeffeggiati dal miglior cinema e dalla miglior letteratura, appaiano oggi poco più di un ricordo lontano. Oggi che, sullo sfondo di una decadenza economica forse ormai inevitabile, ai posti di comando si agitano mezze figure d’economisti ispirate solo dall’arroganza intellettuale e politici tremebondi di ogni schieramento, poco più che aspiranti stregoni alle prese con l’immane tornado della globalizzazione. Edoardo Nesi torna con un libro avvincente e appassionato, a metà tra il romanzo e il saggio, l’autobiografia e il trattato economico, e ci racconta, dal centro dell’uragano globale, la sua Prato invasa dai cinesi, cosa si prova a diventare parte della prima generazione di italiani che, da secoli, si ritroveranno a essere più poveri dei propri genitori”.
Sul sito di Mondadori la trama “ufficiale” di “Terniti” di Mario Desiati:
“È il 1975. Mimì Orlando ha quindici anni quando è costretta a lasciare i suoi scogli, l’odore di salsedine, la Puglia dorata per seguire il padre nella grande fabbrica svizzera che produce lu ternitti: l’eternit, promessa di ricchezza per migliaia di emigranti, che somiglia all’impasto di una focaccia che coli caldo negli stampi per essere infornato e invece esala fumi letali, penetra nei polmoni con mille invisibili uncini e lentamente divora tutto il corpo.
Per Mimì quelli al Nord sono gli anni del vetro, del freddo che ghiaccia le cose e le persone. Ma anche quelli della passione segreta che brucia nel buio dei capannoni dove gli emigranti trovano riparo: l’amore per Ippazio, diciotto anni, tra le dita già corrose dall’amianto un fiammifero acceso nella notte per rubare uno sguardo, un istante d’amore…
Anni Novanta. Mimì è di nuovo in Puglia. Sola. Con una determinazione e un orgoglio che fanno di lei una donna eccezionale, coraggiosa e selvatica. Ha una figlia adolescente, Arianna, poco più giovane di lei. Ma accanto a loro non ci sono uomini, per Arianna non c’è un padre.
Mimì vive con feroce innocenza, affamata della giovinezza che le è stata sottratta e insieme forte del coraggio di una vita intera. Madre anticonformista e leale, compagna indomita per le sue colleghe in fabbrica e per tutti coloro che accompagna fino alla soglia dell’ultimo respiro roso dal mesotelioma da amianto, è una donna che sa parlare con le proprie inquietudini e paure ma anche – ascoltando le voci degli antenati che sempre la accompagnano – guardare al futuro senza piegarsi mai.
Ternitti in dialetto significa anche tetto, e il destino vorrà che questa parola sia il sigillo di una vita intera: proprio su un tetto, finalmente a contatto col cielo, Mimì saprà riscattare la sua gente e forse anche il suo amore.
Anche quando sembra allontanarsene, la scrittura di Mario Desiati resta profondamente radicata nelle zolle dure della sua terra d’origine, sulla cui sorte sembra condurre un discorso sotterraneo e fondamentale. Parole non levigate dal tempo danno vita a pagine piene di poesia, percorse dal filo di un canto d’amore sempre venato, però, dal ritmo martellante di una dionisiaca taranta. La vicenda di un popolo tenace, la tragedia del lavoro che nutre e uccide, la meschinità di un uomo e la fierezza di una donna: tutto si compone con la semplice necessità delle umane cose in un romanzo luminoso e maturo”.
Di seguito è pubblicata un’intervista presente su YouTube e realizzata qualche settimana fa da Tv 2000.