“La Cantata dei Pastori” accende il Natale al Teatro Verdi di Martina Franca, con Peppe Barra e Lalla Esposito – Lo Stradone

“La Cantata dei Pastori” accende il Natale al Teatro Verdi di Martina Franca, con Peppe Barra e Lalla Esposito

Il terzo appuntamento nel cartellone teatrale 2024-25 porta in scena il Presepe. Un inno alla cultura popolare e alla capacità del teatro di raccontare l’umanità in tutte le sue sfumature


Il Teatro Politeama Verdi di Martina Franca si prepara ad accogliere, mercoledì 11 dicembre, il terzo appuntamento del cartellone della stagione teatrale 2024-25. Immerso in pieno clima natalizio, va in scena la nuova edizione de “La Cantata dei Pastori”, interpretata dal maestro del teatro partenopeo Peppe Barra e dall’eclettica Lalla Esposito. Questo capolavoro della tradizione napoletana, diretto da Lamberto Lambertini, porta sul palco un allestimento completamente rinnovato, con scenografie di Carlo De Marino, costumi di Annalisa Giacci, musiche dal vivo di Giorgio Mellone e luci curate da Francesco Adinolfi. Peppe Barra, che da quasi cinquant’anni dà vita al pulcinellesco personaggio di Razzullo, condividerà il palco con l’artista Lalla Esposito nel ruolo del comicissimo Sarchiapone, per uno spettacolo che mescola sacro e profano, poesia e comicità, con riferimenti a temi attuali che richiamano anche l’impegno sociale che il teatro può assumere.

Peppe Barra è un monumento del teatro, per lui si tratta di un ritorno al “Verdi” di Martina Franca, dove ha sempre fatto registrare spettacoli da tutto esaurito.

«Originariamente scritta dal gesuita Andrea Perrucci nel 1698 con intenti moralizzanti, lo spettacolo è il presepe che prende vita, una dichiarazione d’amore dei napoletani per il presepe», racconta Barra. «Una sacra rappresentazione che, seppur nata per celebrare la fede, è stata trasformata dal popolo in un’opera universale, dove il sacro si intreccia con la comicità, rendendola unica al mondo»

La Cantata dei Pastori racconta, con toni leggeri e profondi al tempo stesso, il viaggio di Maria e Giuseppe verso Betlemme, intrecciandolo con le disavventure dei due protagonisti, poveri scrivani napoletani in abiti settecenteschi, che si ritrovano catapultati nella Palestina di duemila anni fa, tra angeli protettori e diavoli dispettosi. È un’opera per tutti, che celebra lo spirito del presepe napoletano, con tutta la sua tipica vivacità e umanità. Oltre la storia, al centro ci sono la lingua, la musica, la storia della città di Napoli, unico luogo al mondo dove sia stato possibile creare e conservare così a lungo nel tempo uno spettacolo dal genere indefinibile, frutto di secoli di devozione.

Non solo uno spettacolo teatrale, dunque, ma un vero e proprio inno alla cultura popolare e alla capacità del teatro di raccontare l’umanità in tutte le sue sfumature. Senza rischio di spoilerare, il lieto fine è sì la nascita del Bambinello, ma il fascino del racconto sta nel viaggio per arrivare a quella grotta.