L’ex Hotel Castello: un’eredità da riscattare – Lo Stradone

L’ex Hotel Castello: un’eredità da riscattare

Per decenni, lo skyline di Martina Franca è stato dominato da uno scheletro di cemento: l’ex Grand Hotel Castello, un’imponente struttura rimasta incompiuta e per lungo tempo simbolo di promesse tradite. La sua storia, un intrico di vicende giudiziarie e interessi economici, è finalmente giunta a un punto di svolta.

Iniziata negli anni ’70 con ambiziosi progetti, la costruzione dell’hotel si è arenata a causa di irregolarità edilizie e di una gestione fallimentare. L’edificio, progettato dall’ingegnere Sergio Musmeci, uno dei più grandi strutturisti italiani del ‘900, è rimasto per anni un monumento all’incompiuto, un pugno nello stomaco per la comunità locale.

Dopo anni di battaglie legali, il Comune di Martina Franca è riuscito ad acquisire la proprietà dell’immobile, aprendo così la strada a una possibile riqualificazione. Un bando pubblico ha attirato l’interesse di diversi investitori, e finalmente l’ex Hotel Castello sembra destinato a rinascere.

Ma quale futuro aspetta questo gigante di cemento? Diverse ipotesi sono sul tavolo: una ristrutturazione conservativa che mantenga l’aspetto originale dell’edificio, una demolizione parziale e una ricostruzione con una volumetria ridotta, o addirittura un utilizzo completamente diverso, magari come spazio culturale o centro congressi.

La decisione finale spetta ora al nuovo proprietario, che dovrà presentare un progetto di riqualificazione conforme alle normative urbanistiche e paesaggistiche. La comunità locale attende con trepidazione di scoprire quale sarà il destino di questo simbolo del passato, e si augura che l’ex Hotel Castello possa diventare un nuovo punto di riferimento per la città.

Una presentazione ppt realizzata qualche tempo fa

La vicenda raccontata nel dettaglio (a cura di Valentina Lenoci)

– Con atto di vendita del 19 agosto 1972 il Comune di Martina Franca trasferisce al sig. G. Corrente, a seguito di trattativa privata, la proprietà di alcune particelle vincolando il contratto alla costruzione di un albergo.
– Con licenza edilizia n. 25060 del 24 novembre 1973, viene autorizzata la realizzazione del complesso edilizio denominato ” Grande Hotel Castello” con una capacità potenziale di 263 stanze. Con il rilascio di questa licenza viene revocata una precedente licenza edilizia (n. 17951 del 26/08/1972) che si riferiva ad un intervento di minore consistenza denominato “Hotel Castello ” che prevedeva la realizzazione di circa 100 stanze.
– L’immobile viene costruito in difformità alla licenza edilizia rilasciata. In fase di realizzazione, infatti, si vanno ad occupare illegittimamente circa 1661 mq ricadenti su altre aree di proprietà comunale.
– Con contratto del 24 Marzo del 1977, il Comune trasferisce, sempre al sig. G. Corrente, la proprietà delle ulteriori particelle sulla quale investivano già tre campi da tennis e un fabbricato ad uso spogliatoio. In cambio il privato si impegna a costruire a sue spese, da cedere poi al Comune, cinque campi da tennis ed il relativo fabbricato spogliatoio in una vicina zona a nord-est dell’hotel.
– Il 27 luglio del 1977 il privato presenta al Comune una istanza di variante al progetto che prevede la corretta dislocazione della sagoma che di fatto aveva invaso la proprietà comunale sul lato ovest di circa 1661 mq. Questa variante non è mai stata autorizzata.
Ci sono voluti due gradi di giudizio e con Sentenza 261/12 RG 275/09 del 16 aprile 2012, emessa dalla Corte d’appello di Lecce – Sezione Distaccata di Taranto – Sezione Unica civile, si stabilisce che:
– sono risolti i due contratti – compravendita e permuta – e quindi il Comune di Martina Franca torna ad essere proprietario delle particelle in origine vendute al privato;
– viene dichiarata l’illegittima occupazione della porzione dell’immobile che gravava sulle altre particelle comunali per circa 1661 mq, con conseguente rilascio gratuito a favore del Comune di tale porzione dell’immobile;
– il Comune acquisisce il diritto a ritenere il restante manufatto (ex art. 936 C.C.) che grava sulle particelle tornate in sua proprietà dopo la risoluzione del contratto di compravendita, all’atto della corresponsione di una somma di denaro alla S.r.l. Pergolo, nel frattempo subentrata nella proprietà dell’immobile.

Con delibera di Consiglio Comunale n. 141 del 20 dicembre 2013, il Comune stabilisce di esercitare il predetto diritto e a seguito del pagamento delle somme dovute, pari ad €341.999,70 diventa proprietario dell’immobile.

La rigenerazione di questa area diventa subito uno degli obiettivi strategici dell’Amministrazione Ancona che con il Documento Programmatico di Rigenerazione Urbana (D.P.R.R.U.), approvato dal Consiglio comunale il 10 settembre 2013, inserisce l’immobile nell’ avviso pubblico finalizzato all’individuazione di soggetti interessati alla partecipazione al “Programma integrato di Rigenerazione Urbana “.
Pervengono due manifestazioni di interesse da parte di soggetti privati che tuttavia non superano i criteri e le condizioni previste dalle procedure della Rigenerazione Urbana.

E’ noto che negli anni in questione l’Amministrazione comunale è impegnata nella redazione del Piano Urbanistico Generale e parallelamente a questo, l’Ing. Lacorte supportato dalla competente Commissione Consiliare urbanistica porta avanti uno studio di fattibilità di dettaglio sul Grand Hotel Castello finalizzato alla definizione di possibili ed alternative discipline urbanistiche finalizzate ad inserire l’immobile nel piano delle alienazioni, con conseguente effetto di variante urbanistica.
All’interno di questo studio datato 2021 vengono di fatto prospettate tre ipotesi di trasformazione Urbanistica:
1) Ipotesi “0” esclude l’alienazione dell’immobile con conseguente riqualificazione dell’area a totale carico del Comune;
2) Ipotesi “1” prevede l’alienazione dell’immobile e un intervento sostanzialmente conservativo;
3) Ipotesi “2” prevede l’alienazione dell’immobile e la demolizione integrale del fabbricato esistente e la riconversione a nuove funzioni, con riconoscimento di volumetria in misura ridotta.

Il 1 marzo 2021, con Delibera n. 6, le proposte sono portate all’attenzione del Consiglio comunale, ma una parte del Consiglio non volle pronunciarsi avanzando perplessità che sono venute meno nei mesi più recenti.
Quest’anno il Consiglio comunale ha adottato una variante urbanistica, che consente diverse destinazioni che rendono possibili le ipotesi 1 e 2 del citato studio di fattibilità.
L’immobile è stato inserito nel piano delle alienazioni e venduto, per 1 milione e 800 mila euro circa.

Sarà ora il privato chiamato a optare per una delle due previsioni di trasformazione (prevalentemente conservativa o di demolizione e parziale ricostruzione della volumetria con densità territoriale inferiore all’esistente e pari a 2,4 mc/mq).
Certo è che l’intervento è soggetto a PUE (Piano Urbanistico Esecutivo) quindi il Comune dovrà seguire il procedimento e le sorti di questo grande immobile che si inserisce in un contesto che sta cambiando volto proprio grazie agli investimenti voluti negli ultimi anni (nuovo Stadio e annesso parcheggio) ma anche risorse recenti che consentiranno al Palawojtyla di ospitare i Giochi del Mediterraneo.

Dalla consultazione degli elaborati progettuali si evince che il piano terra (parzialmente interrato su un lato) era destinato a parcheggio servizi e negozi, il primo piano a ristorante, servizi, ed ingresso principale dell’hotel, i livelli sovrastanti erano le camere d’albergo e servizi. Questi ultimi livelli sono inseriti in due volumi aventi forma rispettivamente di una “J” con all’interno tre piani e di una “Y” con all’interno quattro piani. Nella porzione ad “Y” è presente un’ulteriore piano funzionale al roof garden.
Le due volumetrie a forma di j e y sembrano sospese nell’area in quanto sono sorrette da 10 imponenti pilastri di forma tronco conica che simulano una sorta di sistema ad albero costituito da un tronco a quattro rami.
Le ardite strutture portanti sono state progettate dall’ Ing. Sergio Musmeci considerato uno dei più grandi strutturisti italiani del ‘900.