Con il Patrocinio della Città di Martina Franca e nell’ambito delle iniziative concordate con l’Associazione Settecentenario e la Casa Editrice Apulia, in occasione del centesimo anniversario dell’Azienda Strumenti Musicali Marangi, si è tenuta una serata culturale molto significativa, tutta in vernacolo, dal titolo emblematico “Buon settecentenario Martina”.
La manifestazione è stata organizzata dall’Accademia della “Cutezze” ( la roccia dura su cui è possibile edificare stabili palazzi ). Com’è noto la realtà culturale della “Cutezze” è sorta con l’intento di essere un faro acceso sul dialetto locale, per conservarlo, valorizzarlo e tramandarlo, poiché il linguaggio del popolo è diretto, armonioso, utilizzato in famiglia e tra amici ed è ancor oggi capace di comunicare emozioni. L’incontro, dopo la dolcissima favola “C’era una volta Martina” di Rosa Maria Vinci , il saluto del prof. Domenico Colucci e la consegna della targa ricordo a Marangi Strumenti, si è dipanato tra canzoni e poesie in dialetto martinese ed è stato presentato da Agostino Convertino che, a sua volta,con Vincenzo Colucci e Franco Lerario ha dato vita ad esilaranti sketch vernacolari. Poesie proprie e di altri autori locali (Raffaele Caforio, Giovanni Nardelli,ecc.) sono state declamate da ragazzi e giovani che stanno iniziando ad innamorarsi della parlata dei martinesi: Alessio Santoro, Mariangela Montanaro, Martina Lucarella, Davide Semeraro. Il tenore Gianni Nasti e la soprano Grazia D’Aversa hanno cantato brani del maestro Griffi, Giovanni Nardelli ,Grassi ed Egidio Cofano. Alcuni soci della sezione letteraria dialettale del Salotto culturale Recupero, hanno declamato le proprie poesie richiamando, in un crescendo di spunti ed intensità espressiva la vera martinesità intessuta da: rispetto per gli anziani, culto del lavoro ben fatto, rito della processione, rispetto per il sacro, cura dell’ambiente, rito del mercato del mercoledì, e antichi sapori: fegatini, straccetti, salsiccia, gnumereddre, “cervellate” (salsiccia fatta a punta di coltello. Si tratta di specialità culinarie da mangiare direttamente con le mani in modo spicciativo, da golosi che hanno serbato l’animo di bambini. Ed ancora hanno evocato il sapore dei genuini formaggi nostrani, dei bocconotti con l’amarena e delle classiche “pulupitte” fragranti di formaggio nostrano, ricotta forte, uova e prezzemolo, da gustare con un boccale di vin cotto locale.
Le poesie sono state declamate dagli stessi autori: Giovanni Nardelli, Rosa Maria Vinci, Cinzia Castellana, Tonino Fumarola, Luigi Chiarelli, Rosa Muraglia. Bravi ed elegantissimi i due ballerini, Anna e Francesco Sforza, della Scuola Happy Dance, degni rappresentanti del fascino “martinese” bruno e mediterraneo. Impareggiabili e grandiose le voci tenorili di Gianni Nasti e del soprano Grazia D’Aversa. Giuseppe Cecere alla fisarmonica, Ninuccio Buonfrate al tamburello, Pierino Leva alla chitarra, Egidio Cofano al pianoforte hanno evocato l’eco delle armonie dei balli della tradizione contadina, che venivano fatti sulle aie, stando insieme in perfetta letizia, abbracciando lo stile dell’amicizia.
Una miriade di ricordi ha fatto scorrere nelle radici del pubblico una linfa vitale che ha portato tanti a dire: “Da stasera mi sento più orgoglioso d’essere martinese”. Questo è il miglior complimento che poteva esser fatto ai martinesi doc che hanno dato vita all’Accademia della “Cutizza” con l’intento di tramandare il meglio della cultura locale e dei forti Valori di vita ai più giovani, come se li incidessero sulla pietra più salda (a’ cutezze) su cui è possibile edificare la Lingua di Martina senza temere che il nefasto oblio distrugga ogni ricordo ed ogni valore .
Teresa Gentile