Dopo essere stata approvata in Commissione consiliare, e prima di passare all’attenzione del Consiglio regionale, è attualmente al vaglio della commissione consiliare Finanze della Regione la proposta di legge “Istituzione degli ecomusei della Puglia”, promossa dal consigliere Pentassuglia. La proposta identifica gli ecomusei come “luoghi attivi di promozione dell’identità collettiva e del patrimonio culturale, ambientale e paesaggistico nella forma del museo permanente”, per orientare, tra l’altro, lo sviluppo del territorio verso la sostenibilità ambientale, economica e sociale. Tra le finalità degli ecomusei, tramandare le tradizioni religiose, culturali e ricreative e promuovere laboratori di cittadinanza attiva. Gli ecomusei sono promossi da associazioni e fondazioni culturali, ambientalistiche e di conservazione del patrimonio storico, senza scopo di lucro. La Giunta regionale, entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge, approverà un regolamento con i criteri e i requisiti per il riconoscimento della qualifica di ecomuseo e per la definizione della loro gestione. La Giunta nomina una Consulta regionale degli ecomusei. La prima dotazione finanziaria è di 50 mila euro.
Gestire beni comuni. “La proposta di legge è interessante” perché “si pone in nuovo indirizzo, non vincolistico”, dice Domenico Viti, docente di diritto agrario all’Università di Foggia e vicepresidente regionale di Italia Nostra. Con tale proposta “si vuole tutelare il paesaggio non partendo dal vincolo”. “Per noi, culturalmente, la tutela del territorio – ricorda – passa attraverso l’applicazione di vincoli, per esempio idrogeologici, paesaggistici, urbanistici, che creano spesso una situazione conflittuale tra i proprietari e la funzione sociale della proprietà”. La proposta regionale, invece, “si pone nel filone anglosassone di collaborazione tra pubblico e privato”. Essa ha il merito di “essere un ulteriore modo per promuovere l’autorganizzazione della società civile”. Sul piano turistico “ci saranno zone della regione che si avvarranno della futura legge”, anche se “c’è un eccesso di denominazioni – strade dell’olio, del vino, parchi nazionali, regionali… – che stanno diventando un rumore di fondo”. Gli ecomusei non costituiscono una vera novità perché “erano già stati previsti nei programmi comunitari”, prosegue Viti, il quale lamenta che “con 50 mila euro si può fare ben poco”. Sui temi cari alla proposta di legge, “la produzione normativa non manca”, ma “le risorse economiche sono scarse”, quindi le iniziative hanno successo se “la società si organizza in maniera efficace”. In questo senso, “la Regione fa il suo dovere: va avanti rispetto alla società civile”. Comunque, “ci sarà bisogno di tempo prima di vedere gli effetti” della futura legge.
Tutelare il paesaggio. “La proposta è interessante perché apre ad un orizzonte vasto”, esordisce don Nicola Macculi, incaricato regionale per la Pastorale sociale, del lavoro e del creato. “Può diventare interessante per la Puglia dal punto di vista della tutela del paesaggio, che speriamo non venga deturpato dalle fonti di energia rinnovabile”. Queste sono “sì utili da un punto di vista economico, ma vedendo tutti questi pannelli nei campi si rimane un po’ perplessi”. Sarebbe meglio “se venissero posizionati sulle case”. La presenza delle torri eoliche, inoltre, “crea un impatto visivo che non è bellissimo”, evidenzia. La proposta di legge può avere effetti positivi “purché non serva per occupare posti o poltrone”. Se le finalità dichiarate “vengono perseguite, come quella di recuperare le tradizioni religiose e le realtà locali, può essere un’occasione importante sotto il profilo del recupero e della tutela dell’identità”, continua don Macculi riferendosi “a tutte le strutture che hanno accompagnato nei secoli il territorio pugliese”. Perciò “la valorizzazione e la tutela del patrimonio vanno bene” così come “insistere sullo sviluppo sostenibile, non invasivo del territorio”. Significa dedicare “attenzione e rispetto che diventano riconoscenza per chi è venuto prima di noi”. Per esempio, “non bisogna dimenticare luoghi come le masserie che erano anche modalità d’incontro oltre che di sopravvivenza”, in una regione che “è legata alla terra” e che ad essa dedica “una forza lavoro pronunciata, 8,9% con circa 100 mila unità impiegate”. La proposta, inoltre, “guarda a una dimensione più estesa del singolo bene artistico o architettonico”. Gli ecomusei possono essere “uno strumento per alimentare il turismo, che oggi – spiega il sacerdote – ha una dimensione poliedrica: non solo arte, ma anche conoscenza del cibo, dello stile di vita delle persone e di elementi antichi legati a tradizioni e mestieri”. Don Macculi sottolinea, però, che “lo stanziamento economico di partenza è debole”. Occorrerebbe “il cofinanziamento di enti, fondazioni e privati”.
Fonte: Agensir