Si appresta alla conclusione il 50° Festival della Valle d’Itria che domenica 4 agosto vede in programma a Palazzo Ducale di Martina Franca (ore 21) l’ultima replica di Aladino e la lampada magica, la fiaba musicale di Nino Rota da uno dei racconti più celebri da Le mille e una notte, assente da decenni dai teatri e festival italiani. Una vera e propria rarità riproposta dal Festival che vede Francesco Lanzillotta alla guida dell’Orchestra e Coro del Teatro Petruzzelli di Bari, dei giovanissimi del Coro di voci bianche della Fondazione Paolo Grassi e di un cast di voci internazionali, per la regia di Rita Cosentino, scene e costumi di Leila Fteita. Una scrittura musicale, quella di Nino Rota per Aladino, di ricca inventiva melodica, che segue alla perfezione i tempi teatrali, legata alle forme classiche e alla tradizione operistica italiana; una favola musicale a più livelli di lettura, adatta sia per i piccoli che per i grandi.
Lunedì 5 agosto (ore 21) ultimo concerto anche per la rassegna, all’interno del Festival, “Il canto degli ulivi” che ha portato la musica nelle masserie storiche del territorio, fra secolari ulivi e i trulli della Valle d’Itria, coniugando, nel segno della grande musica dal vivo, l’esperienza della Puglia più accogliente e la scoperta dei sapori del territorio. Sarà Villa Cenci, a Cisternino, a ospitare il duo violoncello-pianoforte composto da Irina Vylegzhanina e Liubov Gromoglasova. “Il violoncello. Un canto speciale”, questo il titolo della serata, propone un programma raffinato e di raro ascolto con la Sonata per violoncello e pianoforte di Francesco Cilea, “Une larme. Thème et Variations” di Gioachino Rossini e la Sonata per violoncello e pianoforte in fa diesis minore op. 52 di Giuseppe Martucci. A seguire, un brindisi con un fresco calice di vino.
La chiusura del Festival sarà martedì 6 agosto (ore 21) a Palazzo Ducale di Martina Franca con il concerto “Madamina, il catalogo è questo. Il Belcanto piacere dei sensi”, viaggio tra musica e parole, omaggio alla tradizione lirica di cui la manifestazione è culla.
Piero Romano alla direzione dell’Orchestra della Magna Grecia, Massimiliano Gallo – volto noto in film e serie di successo, da “Imma Tataranni” a “I Bastardi di Pizzofalcone” – e l’attrice e presentatrice Noemi Gherrero, racconteranno la figura femminile nell’opera, tra desiderio e ispirazione poetica.
Il programma propone una panoramica tra le arie belcantistiche più celebri, frammenti di un discorso amoroso che prendono corpo nelle voci di quattro solisti impegnati in alcune produzioni liriche della presente edizione del Festival: il soprano Claudia Urru, il mezzosoprano Saori Sugiyama, il tenore Zachary McCulloch e il baritono Alexander Ilvakhin.
Con il testo realizzato per l’occasione da Federico Vacalebre, giornalista, saggista, critico musicale, autore di libri, spettacoli e film (come il documentario su Napoli Passione di John Turturro), il concerto “Madamina, il catalogo è questo” allude nel titolo all’opera Don Giovanni di Mozart, e all’aria in cui il servitore Leporello elenca a Donna Elvira, sedotta e abbandonata, il conteggio delle conquiste femminili di Don Giovanni.
“Da qui si parte per un viaggio, emozionante ma anche divertente, ironico ma anche serio, nella storia dei seduttori e delle sedotte dell’opera lirica, delle baruffe sentimentali, ma anche degli amori tossici, come quello della Carmen di Bizet che si conclude con un drammatico femminicidio” racconta Federico Vacalebre. Nel gioco delle parti tra attori, cantanti e professori dell’orchestra, Fiordiligi e Ferrando cantano “Tra gli amplessi in pochi istanti” (da Così fan tutte di Mozart), Figaro e Rosina duettano in “Dunque io son… tu non m’inganni” (dal Barbiere di Siviglia di Rossini), il Duca di Mantova intona “Bella figlia dell’amore” in uno dei più celebri quartetti d’opera lirica (dal Rigoletto di Verdi), Nemorino confida in una magica pozione per conquistare l’affetto di Adina (L’elisir d’amore di Donizetti). Nell’anno delle celebrazioni dei 100 anni dalla morte di Giacomo Puccini, non può mancare nel programma uno dei duetti più belli mai composti: quello di Rodolfo e Mimì “O soave fanciulla”, da La bohème.
Potenza della lirica, dove ogni dramma è finzione ma anche verità e racconto di sentimenti universali che continua ad appassionare generazioni di spettatori.